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domenica 15 gennaio 2012

Repost: Un apologo: "Partita doppia" / 23-10-2009

Partita doppia

Il Ragionier Gregorio Sonucci controllò e ricontrollò. Non era sicuro di poter credere ai propri occhi.
Entrambe le colonne, quella delle entrate e quella delle uscite, erano in perfetto pareggio. Eppure, com'era possibile? Solo fino a poco tempo prima, era sicuro che le perdite superassero di gran lunga i ricavi, che si fosse sull'orlo della bancarotta. E invece eccoli lì, i conti, senza ombra di dubbio erano in pareggio. Non in attivo, certo, ma neanche lo si poteva sperare, dopo tutto il casino che era successo; non in attivo, ma meravigliosamente in pareggio. Zero assoluto. Zero preciso, netto, pulito. Una totale coincidenza tra dato e ricevuto.
Un altro controllo, e i nodi vennero al pettine: certe voci di bilancio, da lui prima non considerate, avevano portato a degli interessi che avevano ampiamente compensato le pecche della precedente gestione; quasi come se, senza neppure crederci, in tempi burrascosi come quelli che erano appena passati si fossero fatte delle scelte azzeccatissime, accanto a degli sbagli grossolani che più non si sarebbe potuto.
Incredibile ma vero. E come poteva essere che lui, il Ragioniere, non si era reso conto che le cose stavano "magicamente" rimettendosi in sesto da sole, continuando anzi a lamentarsi con i diretti superiori, con le Compagnie associate, con i principali mezzi d'informazione, che l'Azienda stava miseramente fallendo, che tutto stava andando a rotoli, che non c'era più speranza e l'impero così faticosamente costruito si sarebbe dissolto nel giro di uno o due mesi, dopo una crisi durata quasi un anno? Le fondamenta stesse dell'Azienda erano state scosse, le sue partnership, la sua deontologia, la politica di assunzione del personale, tutto all'aria.
Pur con la stessa dirigenza, pareva si fosse creata una schizofrenia inarrestabile: uno sdoppiamento di personalità in cui, affianco a voci remissive e conservatrici - "Il gioco non vale la candela!" "non si possono buttare via decenni di politica aziendale!" "non si può lasciar correre, anche per questa volta?" "i rischi sono più grandi dei benefici!" -, si alzavano cori imponenti di rinnovamento, di spolverio, di rivoluzione. Era stata una guerra intestina come poche se ne sono viste; per lungo tempo, come le due Coree, le due fazioni si erano combattute a suon di mozioni, di consigli allargati e ristretti, una specie di scissione di fatto.
Finchè il Presidente, vista la situazione, lui che per così tanto tempo aveva gestito la sua Azienda come una famiglia, che non aveva mai negato un favore e nessuno, lui così gentile e buono, mai altero, sempre disponibile al confronto, cadde in una profonda depressione e minacciò di lasciare il suo posto, annunciando che in ogni caso tutto sarebbe finito con lui, si sarebbero chiusi i battenti.
Questo fulmine aveva scosso le coscienze di tutti, e li aveva riportati alla ragione. Un cambiamento era necessario, doveroso dopo le ultime vicende; ma non si poteva dichiarare guerra aperta ad un così imponente colosso della finanza come l'Avversario. Le due parti si trovarono così d'accordo nel tagliare i ponti con le società avversarie, nel trovare nella politica di trasparenza che da sempre aveva contraddistinto l'Azienda una nuova ragion d'essere. Era stata una scelta non facile da realizzare praticamente, ancor prima che eticamente; e furono fatti molti sbagli, quegli sbagli che avevano fatto crescere la colonna del passivo a dismisura nei libri contabili del Ragioniere.
Ma il Presidente, poco alla volta, aveva ritrovato il sorriso, e questo bastava a tutti per avere ancora voglia di lavorare, di impegnarsi in nuovi progetti, pur sapendo che l'Azienda era al collasso. Finchè dura, dura, ci si diceva, e nessuno aveva più smesso di faticare: "Verso l'abisso con allegria" era diventato il nuovo motto.
Il Ragioniere dette un'ultima controllata ai libri contabili, cerchiò qua e là qualcosa, ricopiò quei dati su un foglio che sarebbe stato lo schema della futura relazione al Consiglio d'Amministazione, e riguardando il tutto gli sfuggì un sorrisetto ironico.
Era più che normale che nessuno si fosse accorto di quei segnali di ripresa; erano praticamente invisibili, all'inizio. Nessuno, in tempi normali, si sarebbe occupato di tenere vive certe relazioni, di andare avanti con certi progetti, di non far cadere nel vuoto certi investimenti... Nessuno, se non fosse stato per il bene del Presidente.
E d'altronde, come poteva rendersene conto lui? Certe cose non si possono mettere in colonna come le cifre di un libro contabile. La vita sfugge dalle pagine dei romanzieri, figuriamoci da quelle dei Ragionieri...
Spense la luce lasciando il disordine sulla scrivania, per la prima volta in anni e anni di servizio. - "Una certa dose di caos fa bene a tutti, ogni tanto" - . Chiuse la porta canticchiando Ligabue con quella sua vocetta da nulla, ed uscì calcandosi il cappello sulla testa. Fuori nevicava; non era proprio un bel segnale, ma quando mai il cielo ha dato segnali certi, pensò entrando in macchina.

3 ottobre 2009

Alla prossima
Grillo Sognatore

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