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sabato 5 luglio 2014

Appunto personale

Non ho mai preteso di poter scegliere tra dilettare e insegnare: l’unico vero insegnamento che si può trarre dalla vita è quello nel divertimento. Non impariamo mai quando siamo costretti, ma solo quando proviamo amore, passione, per un’idea, fatto o atto che (prescindendo dai motivi) ci interessa.
Tutto il resto si perde nel colabrodo della ragione o della vita pratica: ma in definitiva quello che tratteniamo ci serve o ci interessa. E quello che usiamo perchè costretti siamo lieti di scaricarcelo dal groppone prima o poi - meglio prima che poi -; mentre ciò che per un guizzo di genialità, o naturale inclinazione, o vissuto personale, o per nessun motivo razionalmente spiegabile, ci attrae, ecco, quello rimane nella nostra testa; si intrufola nei nostri pensieri, senza accorgercene ci influenza, ci fa citare questo o quell’altro (ce lo fa cioè riconoscere come maestro), entra a far parte della nostra vita.

Il dilemma tra autore che diverte e autore che insegna non esiste: esistono autori che sanno insegnare bene e autori che invece sono pessimi insegnanti. Il resto sono chiacchiere da caffé letterario, statistiche di vendita e accumuli di recensioni, che presto o tardi finiscono nel macero. Quello che si salva è il sussurro che rimane nella testa di chi legge dopo qualche anno, dopo decenni, dopo una vita, e che si prova a trasmettere a figli e nipoti dando loro in pasto la propria biblioteca, nell’età in cui, affamati di vita, sono in cerca di insegnanti anche se non lo vogliono. Questo - il circolo virtuoso della buona letteratura - andrebbe coltivato, nei fatti prima che negli scritti; e poi fatto filtrare in quello che uno dà alle stampe, che - si spera - dovrebbe contenere il meglio di sé.

Alla prossima
Grillo Sognatore