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domenica 15 gennaio 2012

Repost: Post-esame: momento di vera serenità (ma parliamo d'altro) / 24-06-2009

A dir poco bizzarri i casi della vita.
Stavo rileggendo delle mie vecchie poesie, scritte nel 2004, e sono rimasto esterrefatto nel riscoprirne una che avevo completamente dimenticato.
È stato un momento di catarsi, per così dire: avevo rimosso dei ricordi che credevo ineliminabili, e li ho recuperati lentamente, con una coscienza insolita, per così dire “archeologica”, ricostruendo il mio stato d'animo di 5 anni fa.
5 anni fa ero ancora uno studente dell'ITIS di Matera, solo come un cane, mi ero affidato a persone che credevo amiche e non lo erano. Ma poi, con una sorta di scatto
d'orgoglio, ho ricominciato tutto da zero: e nel giro di un annetto sono diventato pressochè diverso.
Il motivo è spiegato, più o meno sinteticamente, nei due versi finali di questa poesia. Solo dopo averli scritti, infatti, mi sono reso conto di quanto fossero veri, e di quanto io stesso avessi rispettato poco questa verità.
Ultimamente ho sentito poco le ragioni degli altri. Senza volerlo, ho fatto il gioco altrui (d'altronde il bravo scacchista è chi non fa rendere conto all'avversario che sta entrando in un vicolo cieco).
“Un imprevisto è la sola salvezza”: quante volte ho benedetto questa frase! E in virtù di questo imprevisto oggi mi sembra che qualcosa sia cambiato veramente.

A me stesso

Oh, non preoccuparti:
non mi illude più la favola
degli anni passati.
So quel che sono, e so anche
che è grazie a ieri
che il domani esiste
e credo di aver capito
che non sempre il mezzo
è quello che ti aspetti.
Qui ho tante cicatrici
qui, invece, a tratti, fa ancora male
e in altri punti sono così ferito
che ancora, se tocco, ringhio.
E guarda qui: interi calvari, pause
dolorose, e momenti di cecità,
fessure di luce, come graffi nel cielo;
guarda l’anima com’è piagata!
A volte mi sembra che sia così rovinata
da non riuscire più ad usarla.
E cosa, cosa sono
tutti questi coltelli nella schiena?
Di chi è la colpa?
Forse se la gente guardasse le proprie lacrime
smetterebbe di ferire sé e gli altri.

Novembre 2004 circa

All'epoca non mettevo le date sulle poesie, me ne dimenticavo: l'ho fatto dopo, quando ho abbandonato il mio diario e ho cominciato a concepire le poesie stesse come un taccuino, come degli appunti su un block notes che mi servissero, poi, a ricostruire il mio percorso. Ma questa è un'altra storia.
Piuttosto, voglio provare per un po' a smettere di parlare di me: dal prossimo post vedrete una novità assoluta, un uso insolito di questo blog, basato non sulle parole ma... beh, vi sto svelando troppo!

Alla prossima
Grillo Sognatore

P.S. un onesto 27 all'esame di filosofia morale, molto di più di quello che mi aspettavo... anche se è solo un parziale. Ma non dispero di completarlo tenendo lo stesso voto e magari aumentandolo... in ogni caso, è una questione rimandata a settembre, e quindi per ora non me ne voglio proprio preoccupare.

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