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venerdì 27 luglio 2012

Un'idea pazza: quasi concretizzata

Le idee pazze mi vengono in continuazione.
Io sono uno che si nutre di sogni: senza di quelli, non vivrei. E più li faccio in grande, più mi fanno vivere, più mi danno respiro.
Se smettessi per un attimo solo di sognare, morirei, ne sono sicuro.

E, proprio perchè questo grande sogno che sto per cominciare lo farò "in grandissimo", lo sto organizzando per bene.

A prestissimo avrete mie sbalorditive notizie.

Alla prossima
Grillo Sognatore

giovedì 19 luglio 2012

Pazza, pazza, pazza idea. Da manicomio.

Laurea archiviata con 107/110, il massimo che potevo ottenere, e quindi vabbè.
Ora pubblico un post che era rimasto in bozze da circa un mese... l'ho scritto di getto e non voglio modificarlo perché... beh, lo capirete leggendolo.

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Un po' di tempo fa ho visto in tv il film Julie e Julia.
Ragazzi, mi ha illuminato. Non credevo fosse possibile una cosa del genere.
Non riuscivo a prendere sonno. Ho pensato che la protagonista di quel film era come me, bloccata nella sua vita. Doveva fare qualcosa. E l'ha fatto. Ha creato un blog dichiarando che avrebbe realizzato, in un anno, tutte le 400 e rotti ricette di un libro di cucina, e l'ha fatto. In quell'anno le succedono un sacco di cose e poi lei si ritrova più realizzata.
Ora, ovviamente non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che una cosa del genere sia possibile nella realtà. Non il fare 400 ricette in un anno, la storia del blog o gli altri aspetti materiali. Voglio dire tutto il corollario moralistico del film: non è che se mi metto a fare un blog la gente mi comincia a stimare, divento famoso, poi mi pubblicano i libri. Non ci credo affatto.
Però mi è piaciuto il modo in cui la cosa veniva affrontata: e cioè che a un certo punto, se gli ingranaggi della tua vita smettono di girare, devi dare una scossa al sistema. Devi cambiare qualcosa.
Georges Perec (un esempio a caso, eh...) aveva molto presente questa cosa, la dimensione della "costrizione". Diceva che solo se uno è costretto, se ha una regola da seguire, produce qualcosa. Lasciare lo spirito vagare a caso non porta a niente.
Non sono molto d'accordo, nel senso che non è applicabile a me (adoro però chi lo fa, e non a caso la mia tesi è su Perec). Darmi una regola troppo rigida mi asfissia, mi fa venire la nausea, mi fa odiare quello che devo scrivere. È infatti il caso della mia tesi, ma non divaghiamo.

Anarchismo mio a parte, però, credo che la tesi di fondo di Perec (e del film) sia giusta. Se le cose non girano più, devo darmi una regola. Non importa che sia rigidissima, non importa che permei tutto quello che faccio. Una piccola regola che mi costringerà a fare qualcosa per il mio bene, qualcosa di produttivo (per quanto mi piaccia cucinare, e mi piace davvero, non scherzo, prima o poi ne parlerò anche qui, sono bravino in cucina).

Qual è l'unica cosa che mi possa fare davvero del bene e che possa essere davvero produttiva per il mio futuro?
La cultura, ecco cosa. Consolidare la mia cultura. Non è una questione "intellettualistica": è proprio che è una cosa che prima facevo con piacere e sempre, in continuazione, ce l'avevo come priorità nella vita. Da quando invece la mia priorità è diventata "finire in fretta gli studi per non rimanere tagliato dal mondo del lavoro perchè a 25 anni sono già vecchio" l'ho tralasciata completamente.
Me n'ero reso conto da un bel pezzo: gli unici romanzi o saggi che stavo leggendo erano per qualche esame. E avendo poi la testa piena di quelle cose finivo per non avere spazio per altro: la poesia, per esempio, o i gialli, i fantasy, ma anche quei bei romanzi ottocenteschi che sono la mia passione (ho avuto un periodo in cui vivevo in quell'epoca, è stato magnifico)... Dov'è finito il Cosimo che ha letto per tre volte di seguito I miserabili? E quello di Ossi di seppia? E quello che si leggeva i canti della Commedia che non c'erano nell'antologia, le Operette morali e che ha comprato il Decamerone mettendolo sul comodino? E Le ultime lettere di Jacopo Ortis, metà Molière, Balzac, Zola, Melville, Aristofane, Verga, Stendhal, Svevo, Swift, Rabelais... tutti in attesa, alcuni da anni, che hanno fatto il giro nelle mie varie case. Quel Cosimo è stato rinchiuso in un sotterraneo dall'Universitario che ha dovuto inforcare manuali su manuali per passare gli esami... e poi quando era in vacanza voleva smettere di pensare e così leggeva romanzetti scialbi o faceva cruciverba...

Ebbene, Julie e Julia ha risvegliato quel Cosimo, ha rotto la catena del sotterraneo. E lui ne è uscito fuori più affamato che mai. E ha dettato La Regola.

Fra qualche giorno vi dirò quello che ho pensato. Adesso meglio dormirci su. É un'idea così stramba che ho perfino paura di spiegarla.

giovedì 12 luglio 2012

Post qualunque 5: Delirio freudiano


Premessa: quello che leggerete è un vero e proprio delirio, come dice il titolo. Ho affastellato l'una sull'altra un milione di idee che mi giravano in testa, delle quali dovevo liberarmi per andare avanti nella realizzazione della tesi. Il succo è più o meno chiaro, abbastanza comprensibile. Poi c'è un certo numero di rivoletti secondari che da soli sarebbero spunto per svariate tesi, in varie discipline (letteratura francese, letterature comparate, teoria della letteratura, poesia del novecento, linguistica, filosofia di non so che tipo, psicologia, e forse anche sociologia), insomma: mi sembra che la mia mente si stia frantumando in tanti pezzi che se ne vanno in tante direzioni diverse, per cui avevo bisogno di ordinare almeno una parte di queste idee, sperando che non tornino a tormentarmi.
Chissà, magari fra qualche mese da questi spunti esce fuori un saggio carino.


Viene quasi da pensare che è nel sogno che Rimbaud aveva ragione. IO è un altro.
Non cessano di stupirmi le cosiddette “frasi poetiche”. Perché provocano uno sconvolgimento così grande, una suggestione così potente? Senza dubbio dev'essere perché toccano qualcosa che dev'essere universale. O meglio: forse le singole frasi poetiche sono sempre “particolari”, colpiscono una certa parte politica, una certa generazione (o fascia d'età), un certo genere, una classe di uomini, etc; ma la “frase poetica” in generale colpisce tutti, cioè ce n'è sempre una che riesce a colpire qualcuno; si dice “frase ad effetto” non a caso, voglio dire! Non c'è uomo immune dal fascino della parola inaudita, dal fatto che il linguaggio a volte scavalca se stesso e diventa qualcosa che non è di questo mondo.
Mi rendo conto che a volte carico troppo la parola di un significato mistico. Ma per me di mistico non c'è niente: nel senso che mi stupisco di trovarlo ovunque, proprio nonostante il fatto che non esista. Il mio è piuttosto uno "stupore mistico": il mio cuore (qualunque cosa significhi) lo spera, lo cerca, cerca di convincersi continuamente e caparbiamente della sua esistenza, il mio intelletto, come un papà buono e saggio, sa che non è vero e se a volte lo lascia fare è soltanto perché possa imparare l'amara lezione e starsene più tranquillo la volta dopo.
A volte il linguaggio diventa qualcosa che non è di questo mondo (cioè poesia): ma il mondo di cui parlo è semplicemente la nostra rappresentazione. Cioè il linguaggio ci fa scavalcare le barriere della nostra rappresentazione e ci fa cogliere qualcosa del mondo che, se ci mettessimo a fare tutti i ragionamenti del caso, tutte le osservazioni scientifiche etc etc, non riusciremmo a cogliere. È come se tutti i neuroni si mettessero a lavorare insieme e ci permettessero di saltare in avanti di secoli nella conoscenza. Infatti spesso si fa una scoperta che si rivela essere stata espressa da un verso di qualche poeta (o brano di qualche romanziere) qualche secolo fa... e noi a gridare “oh stupore e meraviglia”! Quando invece abbiamo semplicemente sottovalutato il nostro cervello e attribuito a quel poeta un “eccesso di fantasia”, una “capacità visionaria” etc etc... sembra che lo ammiriamo, in realtà lo stiamo svalutando. Poi si scopre che aveva ragione. Che bella ironia. Sembra che il destino dei poeti sia come quello del pollo che si vendica del suo aguzzino strozzandolo con un suo osso, dopo essere stato ammazzato, frollato e cucinato per bene nel suo brodo.

Alla prossima
Grillo Sognatore

sabato 7 luglio 2012

Post qualunque 4

Giuro che appena finisco mi metto a scrivere. Davvero. Scriverò come un forsennato. Mi metto a finire tutte le cose che ho nel cassetto, non mi fermo finché non ne ho finite almeno un paio!

It's a promise.

Alla prossima
Grillo Sognatore