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lunedì 30 gennaio 2012

Repost: Scrivere / 16-06-2010

[Questa è la rielaborazione di un commento fatto su facebook un po' di tempo fa ad una mia amica. mi è piaciuto molto come riflessione, e ho pensato di postarlo anche qui]

Scrivere è essenzialmente esercizio, lavoro sulla propria espressione. E intendo "lavoro" in senso stretto: cioè, che prima che qualcosa ti piaccia la devi riscrivere e ri-riscrivere, e rivedere e rimaneggiare, e spostare le varie parti altrove, e riassemblare eccetera.
Si parte da una base, che è la sensibilità personale, e poi si va avanti come per qualsiasi cosa: facendosi un mazzo così. Però almeno i risultati si vedono subito! E sono soddisfacenti: solo gli emo o i bimbiminchia possono pensare che l'espressione "emotiva", quella immediata, sia la migliore.
L'emozione è un bellissimo balbettio, ma la letteratura è impegno, costruzione di un codice comunicativo, di un canale per così dire in cui autore e lettore si incontrano in uno spazio intermedio (una specie di chat intellettuale).
Se riesci a visualizzare quest'immagine, a pensare che vuoi raggiungere qualcuno "a metà strada" tra la sua e la tua vita, ti si crea anche in testa un ideale di stile da raggiungere, diverso di volta in volta, a seconda del tipo di testo (poesia, prosa, teatro), del contenuto (politico, amoroso, giocoso etc), del destinatario e del lettore (che non necessariamente coincidono). Come una partita a carte in cui hai a disposizione milioni di mazzi diversi dai quali pescare... l'espressione immediata, il balbettio emotivo, è solo il primo gradino di una scala che potenzialmente si estende all'infinito.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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