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domenica 15 gennaio 2012

Repost: ... [Canto II] ... / 30-04-2008

Carissimi amici, è tempo di tornare al mio poema epico, dal metro non ancora ben specificato (nè da me compreso), Il Cazzeggiatore.
Comincia qui il II Canto dell'opera, che parla del lungo peregrinare dei nostri protagonisti per paesi strani e misteriosi... ogni riferimento alla nostra situazione politica, economica e sociale è puramente, esclusivamente ed assolutamente voluto.

Canto II
Stanze I - XIV

Camminavam, poichè non v'era altro che fare,
in quella landa sì tanto bella e verdeggiante
che a me facea pensare sol a spaparanzarmi
sott'un di quegli alberelli. "oh maestro" dissi,
esto mi par proprio il paese delle meraviglie!"
e difatti scorgemmo un cartello ove - assurdo! -
era scritto: "Welkom to paese of meraviglie".
<<posto peggiore>> esclamò il Mastro mio,

non potea davvero capitare, manco a cercarlo!
ah, ma io lo sapevo che di te, brutto ferrovecchio
rincoglionito, non potevo fidarmi!>> diss' urlando
all'antica spada gloriosa, a Turlindana. <<ma come,
o duce, la cara e forte spada d'Orlando, che più
d'una fiata salvò esso e gl'altri paladini di Francia
dalla morte, e fece strage dei nemici, cos'ha?>>
<<e non lo vedi? dopo mill'anni e più, soffre ormai

di demenza senile, e più d'una volta m'ha tradito.
ma quello, mio padre Oronzo, il grande... regnante
volea darmi una spada famosa, io invece volevo
quella forgiata dal miglior fabbro, nuova fiammante,
e non questo pezzo di ferro coi poteri scassati!>>
certo, o lettor, che restai di stucco quando udii
este parole! e chi se l'aspettava? chiesi comunque:
<<va beh, ma dove siamo, dunque? in che luogo?>>

<<esto, o mio fido, è il posto ove più si piglia
pel deretano il meglio e 'l peggio de' altri paesi:
non si fa che parodiar, sghignazzar, sbeffeggiar
tutto quello che in altri luoghi si fa: esto cartiglio
fu apposto in occasion della visita della regina
Alice di Sottosù - altro bel paese che, ahimè,
credo incontrerem nel nostro viaggio. i villani
di sto paese la fecero martire, poveretta!

ma credo che noi non sarem sfottuti di meno:
guarda, son anche loro in campagna elettorale!>>
e sì dicendo, volse una mano s'un muretto, ove
una settantina o poco più di cartelli eran appesi,
ciascun dicente: "Tizio candidato, vota per esso!"
e tutti di diversa e ben strana foggia: chi a triangol,
chi a quadrato, chi a pentagono, esagono e altro
strano segno, chi a stella e chi a luna ritagliato,

ma tutti, chi più chi meno, con la stessa faccia
scema, chi a piacione e chi a piagnone atteggiato,
chi a intellettual, chi a fio de na mignotta, e quelli
più seri facean la figura d'esser quasi ad un funerale;
e slogans d'ogni tipo, sotto le loro facce incerate:
l'un alla patria, l'un allo stranier s'appellava; quello
dicea: "è ingiusto!", l'altro : "è santo!"; un provava:
"si potrebbe..." un coro tuonava: "mai e poi mai!"

certi poi si rispondean sui manifesti: qui v'era scritto
"quello è un farabutto", e lì: "e lui vecchio decrepito";
per non parlar di chi, in mala parata, facea le boccacce!
e tante pulci con la tosse, conigli ruggenti, lepri furbe
senza arte nè parte, che ad un orecchio dicean "si",
e all'altro "no", col torcicollo a furia di voltarsi, la lingua
secca pel troppo stare fuori dalla bocca, le mani pulite
con l'unghie sporche, pel troppo aggrapparsi alla poltrona.

<<credo che il peggio stia per venire: ecc'un comizio!>>
esclamò il mio duca. miseriaccia che comizio! un palco
di trecento metri quadri, luci a profusione, schermi
maxiformato, fuochi d'artificio per il gran finale, cori
gospel che cantavan lodi al candidato, e poi sciarpe,
adesivi, magliette, cappelli, calze, reggiseni, orologi,
pantaloni, giacche, scarpe, porta-bebè, occhiali, nastri
per capei, cravatte autografi d'ogni Partito. Che scena!

un gran manifesto recava scritto: "gran comizio finale,
con tutti i candidati alla Presidenza", scritto con lettere
da circo, grosse e multicolori. <<chi son i candidati?>>
chiesi a un passante. <<come? non lo sa? i Sette Nani!>>
e m'indicò un pannello, sul quale eran segnati, in ordine
crescente d'altezza, proprio loro, gli amici di Biancaneve.
v'era Pisolo, ritratto sognante, con lo slogan: "dormirete
sonni tranquilli"; Gongolo, vestito da pagliaccio, dicea:

"Fatevi due risate con me"; Dotto il Proletario, con gran
pugno levato in aria, s'aggiustava il fodero degl'occhiali
e tuonava: "Avanti o Popolo!"; Brontolo, or proprietario
della Miniera SPA, pregava il suddetto popolo: "Prometto
meno intoppi per tutti"; e Mammolo il neonato, fresco
di partito, rubacchiando sorrisi, dicea: "vincer possiamo",
sanza precisar nè come, nè dove, nè quando, nè perchè.
l'altri piccolini, a singhiozzi, cercavan invano di parlare.

Si svolgea, il comizio, nella calma più assoluta: solo,
ogni tanto, si gettavan i concorrenti gran secchiate
di benzina in testa, e tentavan d'appicciarsi l'un l'altro,
oltre a bastonarsi con mazze chiodate e stamparsi
calci ove non va il sole, sì forte che gl'occhi in fuori
uscivan dalle orbite. <<un esempio di fair play>>
disse il duca mio, <<come non ce n'eran da tempo>>
annuii, sgomento, senza nemmeno pensarci su.

e tuttavia mi venne un po' di tristezza. "com'è"
pensommi tra me e me, "che nessun si lamenta?
come mai tutti ridon e ghignano d'esto casino?"
poi, d'un tratto, una tanica di benzina scappò
di mano ad uno, e 'l fiammifero acceso ad un altro,
e quivi vedemmo il palco incendiarsi e bruciare!
mai spettacol fu più raccapricciante. i fuochi
d'artificio saltaron tutt'insieme, e si squagliaron

l'insegne multicolori, gli striscioni, i manifesti,
ed i gadget preparati dai partiti; solo rimase
un cumulo di cenere, brulla nera e puzzolente,
e fiamme sparse tutt'intorno. ma l'intera gente
non guardava che alle luci sfavillanti nel cielo;
e non curava per nulla del disastro ch'era in terra.
poi, finito lo spettacol mirabiliante, voltatisi,
videro noi, fuligginosi, vicino le macerie;

e ci guardaron con sospetto, poi con terrore,
poi con rabbia e infine con occhi strani e paurosi
<<qui ci convien abbandonare ogni viltà>> disse
allor il Principe di nonsochecosa, <<qui ci convien
scappar a più non posso!>> e, gambe in spalla,
cominciammo a correr come da Cerbero inseguiti.
la folla però s'appressava, ed io, al limite del fiato,
già temevo per la pelle; fu un miracolo a salvarci.

Solito finale sospeso... beh questa volta vi posso solo dire che, dalla prossima, ci sarà molto da ridere. questo era un siparietto tragicomico che ho scritto qualche settimana fa (nessun riferimento quindi a parti sconfitte o vincitrici, ma solo alla condizione politica in genere), ma d'ora in poi l'opera riprenderà il suo consueto aspetto goliardico e dichiaratamente comico, con i suoi soliti riferimenti a secrezioni organiche, flatulenze, vecchie barzellette, citazioni di Elio e le storie tese etc etc etc.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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