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lunedì 9 gennaio 2012

Repost: "I nostri antenati" / 30-08-2007

Oggi lascio da parte le mie poesie per parlarvi di un autore che mi appassiona: Italo Calvino.
Ho da poco riletto "I nostri antenati", trilogia fiabesca nella quale Calvino affronta, come egli stesso dice, "tre gradi di approccio alla libertà": quello di chi cerca la propria completezza nelle mutilazioni che la società gli impone, quello di chi si dedica completamente ad un proprio ideale e quello di chi ricerca le motivazioni dell'essere.
Tre romanzi nei quali, sotto l'apparenza della fiaba e della fantasia, si scatena il problema più antico del mondo: se sia possibile vivere in maniera piena, completa, rispettando noi stessi.
Ne Il visconte dimezzato il tema è quello della vita piena: di come cioè le cose vadano vissute per poterle assaporare in pieno. il protagonista, il Visconte Medardo di Terralba, dopo una cannonata presa in pieno petto si ritrova diviso in due metà, una buona e una cattiva, che seguono due diversi percorsi di apprccio alla realtà, tutt'e due sbagliati: il Gramo (la parte cattiva) distrugge tutto e bvuole che ogni cosa assomigli a lui, il Buono invece, al contrario, non riesce a decidersi per niente perchè la paura di fare del male lo blocca in ogni circostanza. solo riacquistando la sua completezza Medardo potrà ricominciare a vivere davvero.
Ma la questione rimane incompleta: come fare a vivere davvero?
Il Barone Rampante narra la storia di Cosimo di Rondò, giovane baronetto di una famiglia aristocratica ligure che, dopo essere salito su un albero per un litigio, decide di non scendere più, e rispetterà per tutta la sua vita questa sua decisione, accettandone fino in fondo le conseguenze, anche quando gli si chiederà di scegliere tra l'amore e l'ideale. ecco quindi come si realizza la vita: nel seguire l'ideale e tenere dritta la barra del timone.
A questo punto, però, scatta la domanda cruciale: si, seguire un ideale è bello eccetera eccetera, ma a che cosa serve?
Qui Calvino, non credente, azzarda una risposta che potremmo definire "alla Nietzsche", che però solo superficialmente si incontra con il pensiero del filosofo tedesco.
Ne Il cavaliere inesistente, infatti, si parla di Agilulfo, un cavaliere che, come recita il titolo, non esiste, e che tuttavia è dotato di forza di volontà. viene a questo punto da
chiedersi: basta la forza di volontà (il seguire un ideale) per essere? la risposta è no, perchè Agilulfo, tutto votato alla causa di Carlo Magno, tuttavia ignora cosa siano le emozioni e rifugge tutto ciò che di contraddittorio c'è nell'animo umano: per lui vivere significa sfrondare dell'illogicità la vita.
Ma questo non è vivere: i problemi che Agilulfo cerca di mascherare sotto la ricerca di metodi esatti e precisi per vivere in realtà gli si ripresentano, giorno dopo giorno.
Il giovane Rambaldo, giunto in battaglia per vendicarsi del padre ucciso da un saraceno, pieno di ardore si scontra con il freddo e razionale Agilulfo, e ricercherà la ragione dell'essere nel fare; il suo coetaneo Torrismondo, lo cercherà nelle sue radici, in ciò che era prima di lui.
Ma solo uno dei personaggi capirà cosa vuol dire veramente essere: la guerriera Bradamante, che scopre per la prima volta cosa vuol dire amare, cambiare, immergersi nel flusso della vita: vivere è tensione verso il futuro, è abbandono entusiasta alla vita stessa, attesa "della prossima avventura".
Così si conclude infatti Il cavaliere inesistente:
"[...] ecco, o futuro, sono salita in sella al tuo cavallo. quali nuovi stendardi mi levi incontro dai pennoni delle torri di città non ancora fondate?quali fumi di devastazione dai castelli e dai giardini che amavo? quali impreviste età dell'oro prepari, tu malpadroneggiato, tu foriero di tesori pagati a caro prezzo, tu mio regno da conquistare, futuro..."
Non c'è morale laica più bella, secondo me; tutte le altre cazzate vadano a farsi benedire.
Se c'è una bellezza del vivere fine a se stesso, è quella che ha descritto Calvino; quella religiosa è un altro paio di maniche, e ci sarebbe troppo da dire... ho già sprecato troppo spazio, ed è meglio che la finisca qui.

Alla prossima!
Cosimo "Grillo S." Plasmati

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