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domenica 15 gennaio 2012

Repost: Epilogo / 21-07-2008

Con "Epilogo" si chiude la raccolta Liriche cittadine, alla quale ne segue un'altra, che non nominerò nè posterò per due motivi: l'ho infatti inviata ad un concorso e la terrò segreta sia per scaramanzia che per lasciarvi il gusto, una volta che avrò saputo il responso della giuria, di leggerla su carta. perchè, vincitore o meno, ho deciso di pubblicarla, anche a mie spese, visto che è le sono parecchio affezionato: è molto più matura delle precedenti, a partire dal Prologo che è uno dei miei componimenti migliori (nel quale cioè ho infuso più energia di tutti gli altri messi insieme, a prescindere dal risultato), proseguendo con scritti che riflettono la parte migliore di
me, quella che pesa le parole quando la pronuncia, sapendo che hanno la capacità di ferire o guarire, di rallegrare o intristire, aprire o chiudere le porte del cuore, e qualche volta fare un po' di tutte queste cose insieme.
Questa raccolta è, credo, la sintesi di tutto ciò che mi preme, che mi colpisce, che contribuisce a costruire la mia vita: c'è l'amore e c'è la nostalgia, c'è la politica e c'è la filosofia, c'è la letteratura e c'è il cinema, ci sono gli amici e anche i nemici, c'è il bere e il mangiare, il vivere e il non-vivere, insomma c'è di tutto. questo perchè lo sfondo è la vita stessa, e non come ho fatto prima uno scorcio particolare, come la visione, la città, me stesso. qui c'è tutto perchè ho lasciato che i miei occhi si aprissero su tutto; e spero che la giuria noti quest'impegno.

L'Epilogo di Liriche cittadine, si diceva. Ho voluto chiudere una raccolta che parlava della necessità di fare poesia sulla città con una riflessione semiseria sul ruolo e sul senso della figura del poeta e di ciò che produce, la poesia. Essere poeti è gioco, è innamoramento, è scherzo: tutte qualità che, combinate insieme, portano l'uomo a guardare le cose con avidità, con gusto, con desiderio, e lo rendono intelligente, capace di vedere le cose fino all'interno, alla radice.
E questo lo porta ad interessarsi soprattutto (ma non solo) dell'elemento che crea più scompiglio, più pazzia nelle cose: l'uomo, in tutte le sue forme e tutti i suoi atteggiamenti interessa al poeta, che lo prende e ne svela i trucchi, ne sfoglia gli strati come si farebbe con una cipolla o un'insalata, e porta alla luce il cuore, la parte più tenera e insieme la più saporita e nutriente.
Cos'altro dire? prima di lasciarvi alla lunga pausa estiva, in cui certo questo blog non andrà in vacanza, ma diraderà comunque la sua voce, eccovi la conclusione provvisoria dei miei primi cinque anni di sforzo creativo.

EPILOGO

Il Poeta

Che fa il poeta con la penna?
Egli gioca, cari miei; si diverte soltanto
ad allineare parole su pazze parole;
crea colori, si trastulla coi suoni,
gli piace solleticare; come un bimbo
coi cubi fa torri e castelli, lui felice
infila le lettere nel foglio e fa collane
gigantesche di parole giocherellone.
Perché? Perché ci prova gusto, egli ride
per le cose nuove, per il tin tin della pioggia
e per lo strombazzo dei nasi col raffreddore,
perché è un gran burlone; nell’animo suo
tutto è circo, i politici sono clown
e gli altri poeti compagni di gioco; ride perfino
in faccia al Nulla. Pompieri, avvocati,
giudici, ricconi, pittori, stilisti e bamboline,
per lui tutte mascherine che getta via, scoprendo
l’uomo nascosto in ognuno: il ferito, il disilluso,
il malinconico e l’innamorato, il serio
e il curioso, tutte per lui materie di studio
profondo e appassionato; perché la poesia
è il gioco più serio del mondo!

Sabato 17 dicembre 2005

Alla prossima
Grillo Sognatore

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