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lunedì 12 dicembre 2011

Repost: L'alba del giorno dopo... (con cazzate varie e eventuali) / 26-06-2006

E così, siamo arrivati anche a questo giorno, il Giorno-Dopo-Gli-Esami anzi, per la precisione, il Giorno-Dopo-Le-Prove-Scritte, il che è comunque una grande liberazione per me.
Ahhhh...... a dire la verità, non ho fatto delle grandi prove (a parte la prima, quella credo di averla fatta bene), ma sono comunque sollevato.
La terza prova, ad essere sinceri, è stata poco meglio che uno schifo: delle cinque materie (matematica, filosofia, informatica, biologia e inglese) sono riuscito ad affrontare solo due veramente bene, biologia e matematica, mentre ho tentennato un po' in informatica, sono riuscito a fare bene solo una delle due domande di filosofia e la stessa situazione si è ripetuta con inglese. Ahiahiahiii!!!
Però sono contento, mi sono levato questo grosso peso e adesso riesco almeno a respirare; prima asfissiavo in mezzo alle materie ancora da studiare, ai programmi da rivedere, alle fotocopie che non trovavo... almeno adesso mi trovo comunque con il grosso dei programmi rivisti, mi basterà un comodo e lento ripasso, dato che sono uno degli ultimi a fare l'orale... è stata estratta la Z e io sono il terzo della P!!!
Mi sono dato due giorni di riposo, che sono diventati due giorni e mezzo dato che stamattina non ho fatto niente... ma adesso mi rimetto a studiare, con calma dicevo, con tranquillità e sapendo che niente è perduto. Ho perso il 100, ma chi se ne frega? Quello era il mio obiettivo massimo, ma non mi posso mica rovinare la vita per un numero! un onestissimo 90 andrà più che bene, e ci festeggerò anche sopra!!!
Dopotutto, se so qualcosa, questo non è certamente quello che ho dimostrato agli esami, perchè agli esami estraggono, a casaccio, qualche nozione tra il cumulo di quelle che "dovresti sapere" e che non necessariamente sono utili nella tua vita; si tratta di un trabocchetto, per superare il quale devi fare ricorso a tutta la tua astuzia e, naturalmente, alla tua fortuna, oltre che alle tue conoscenze.
Una volta superato l'esame, cosa resta?
Resti tu da solo, o meglio senza quelle ingombranti strutture che ti hanno permesso di farti una cultura. In un certo senso, è un po' come quando ti tolgono un'ingessatura; certo, era comoda perchè sosteneva il tuo braccio ferito, ma era anche limitante!
Una volta finita la scuola, ci siamo noi che costruiamo la nostra vita, chi all'università (che non è una "scuola" nel senso in cui noi siamo abituati a pensarla), chi nel lavoro, e quello che riusciamo a costruire lo dobbiamo alla nostra inventiva e non a un numerino scritto su un pezzo di carta.
Bah, questo è almeno quello che io spero; comunque, so per certo che nella maggior parte dei casi è così, anche se purtroppo oggi, nella nuova società burocratizzata, contano sempre di più i numeracci e titolacci infilati nei curriculum.
Come rispondere a questo futuro sempre più ansioso, competitivo, asfissiante, maniacale?
Sentitem' ammè, rispondiamo a questa manic' e strunz' che ci vogliono sempre più
cattivi con una bella risata in faccia, una risata grassa, piena, ampia, carica di gioia, di umorismo e di allegria, e nun ce penzamm' cchiù.
Io, speriamo che me la cavo, e speriamo di non finire a pregare ogni sera San Precario, con il suo santino attorniato da una fila ordinata di candele, con il rosario e tutto il resto.
Ah però: non ci avevo pensato, ma in effetti un lavoro sicuro c'è, ed è anche parecchio sicuro: il prete.
Ma ci pensiamo? Dopotutto, basta mandare giù a memoria un messale (ma è un piccolissimo prezzo da pagare, per avere l'indipendenza economica per tutta la vita), vestirsi in modo buffo la domenica e fare distrattamente un po' di croci in aria alla festa patronale, buttare un po' di incenso ogni tanto e un po' di acqua benedetta ogni domenica delle palme, ricordarsi di andare a visitare i bambini che fanno il catechismo un paio di volte alla settimana e sorbirsi le vecchiette che ti confessano che l'altro giorno hanno mandato a quel paese la loro petulante vicina di casa; ripetere ogni domenica per tremila miliardi di volte sempre la stessa frasetta (il Corpo di Cristo,il Corpo di Cristo,il Corpo di Cristo...), celebrare battesimi su battesimi, comunioni su comunioni, matrimoni su matrimoni... e non poter trombare neanche un po'!!! Ogni volta che si vede una giovane coppietta che va all'altare, dire: "Siate felici per tutta la vita" e pensare: "Ma annatevene ammorì ammazzati! Puh! In faccia, vi sputerei!!!", e ogni volta che si fa un battesimo, sollevare il bambino e pensare: "ma guarda quant'è carino! potrebbe essere figlio mio!!! ma guarda un po', come lo vorrei coccolare tra le braccia!"; pregare, solo soletto, ogni mattina, mezzogiorno e sera tutto il rosario, non poter dire qualcosa che dispiaccia alle "alte gerarchie", come "avanti popolo, bandiera rossa la trionferà" o "abbasso Berlusconi", o magari "però, quel Dan Brown non scrive mica male...".
E tutto questo per un misero "stipendietto" di mille e poco più Euro!!!

Ripensandoci, è meglio che vada subito a costruire una cappella privata a S. Precario, così, per ogni evenienza.

Repost: Preghiera all'Angelo della Notte / 17-06-2006

Preghiera all'Angelo della Notte

Sorgi, pallida Luna, sorgi lentamente; lascia che la tua luce inondi le tenebrose valli della Mestizia; sorgi e porta con te l'amata Notte, e con lei il suo Angelo.
O mio Angelo della Notte!
Risvegliati, Angelo, socchiudi la profondità dei tuoi occhi e spiega le tue candide ali, vola sulla tetra città e portale pace. Aleggia silenzioso sui nostri tetti, sulle nostre miserie, porta la luce nel nostro disgraziato riposo!
Sfiora delicatamente il freddo cemento e donagli vita, solo per una notte, solo per questa notte; donaci calore tra queste mura gelide. brilla, come stella caduta sulla terra, e illumina la mia stanchezza; pòsa le tue bianche dita sulle mie palpebre e sussurrami parole di pace nelle orecchie tormentate; versa qualche lacrima anche per me, ti prego, e i miei dolori svaniranno perchè le tue lacrime sono luce di stelle disciolta nella malinconia.
Vieni, o Angelo, giacchè tutto il mio Essere t'invoca; un fremito è la mia volontà, quando febbrile sento avvicinarsi la tua Pace! Ti bramo come l'ape brama il nettare, il Cielo la tempesta e la terra la pioggia; oh sorgi alfine, consolatore delle umane immense sciagure, sorgi e vibra il colpo finale!
Libera l'uomo dalla sua piccolezza, o Angelo che così soave ci prepari alla Morte, la suprema padrona del mondo!
Lacerato, straziato, inginocchiato e piangente come infante ti prego, solo e nudo della mia miseria; il mio nòcciolo, il mio cuore ti desidera, perchè tu solo rendi con il Sogno l'uomo una creatura celeste, ed io cieco ed affannato ti cerco a tastoni, sbattendo, imprecando, urlando affinchè Tu mi risponda, o Angelo.

Repost: Relax / 15-06-2006

Mi sono dato un po' di pausa oggi pomeriggio, e posso scrivere in tranquillità.
Che bello! faccio finta di non avere niente da fare e riesco a fingere benissimo!
Buaaaahhhhh.... mi tornano le lacrime subito quando ripenso che è solo una finzione!

No, scherzi a parte, sto veramente bene, anche se un po' in ritardo sulla "tabella di marcia" che avevo progettato per questi giorni; ma non me ne stupisco, io sono uno che raramente riesce ad attenersi agli obiettivi che fissa, e che comunque alla fine ottiene qualcosa di buono, anche se spesso completamente diverso da quello che era previsto originariamente.
Com'è possibile questa mia capacità, o forse meglio questo difetto? credo che non sia umano.
E' così! adesso ho capito! Io non sono umano, son un alieno, proveniente forse da qualche lontanissimo pianeta condannato alla distruzione perchè prossimo al collasso; mia madre e mio padre sono riusciti a salvarmi mettendomi in una piccola capsula che ha viaggiato per secoli, finchè un giorno, durante una misteriosa pioggia di meteoriti, è caduta su questo pianeta e i miei genitori terrestri mi hanno ritrovato nella campagna di mia nonna e hanno deciso di tenermi con sè.

Mmmm... forse ho esagerato un po' troppo con la finzione.

P.S. ogni riferimento a fumetti, film o serie televisive riferite a supereroi è puramente casuale.

Quanto mi diverto a dire stupidaggini gratuite! così, senza un preciso motivo, ogni tanto la mia mente si mette a vagare per conto proprio, ed io la seguo con le dita battendo sulla tastiera, oppure con la mano se ho davanti un foglio di carta e non lo schermo del pc. ma chi mi ha insegnato a fare questo? per quale misterioso motivo sono capace di scrivere a volontà, senza la minima difficoltà? ma soprattutto, perchè sono ancora qui a scrivere quando dovrei studiare, dato che ho superato abbondantemente le quattro?
La mia "sbronza" pomeridiana del dopo-pranzo è passata, ho recuperato la lucidità e finalmente posso immergermi di nuovo nelle mie "sudate carte". Prima, però, voglio
pubblicare un'altra poesia, così, perchè mi va.

SERENA

Serena
come una nuvola d’argento,
serena come l’acqua che scivola leggera nel fiume
tremante come una foglia appena nata
timida come un bocciolo di rosa
bellezza tenera e sfuggente
serena come il cielo di primavera
che il sole colora giocondo
serena e pura come una goccia di cristallo
che risplende di mille riflessi
e dagli occhi scende fino all’anima
e dona nuova forza al cuore.

Storia di una piccola, anzi piccolissima infatuazione: Serena è una ragazza conosciuta una sera in quanto amica di amici degli amici (è vero, giuro!!!) e con la quale scambiai qualche parola, molti intelligente e carina. fu l'unica sera che la vidi: le scrissi questa "dedica" che avevo intenzione di consegnarle la volta successiva che ci fossimo incontrati. purtroppo non l'ha mai letta, e a me è passata la voglia, dopo pochi giorni, di cercarla. ci ero stato vicino troppo poco, mi ero fermato alla prima impressione; è finita così, in modo "dimesso", anzi non è nemmeno cominciata.

Ok, per ora basta, forse riprenderò a scrivere stasera, se mi va. Altrimenti saluto tutti. Ciao!

Repost: Gli esami... mamma mia! / 14-06-2006

AAAHHH!!!
Arrivano gli esami!!!
Come farò? come posso fare? Soffro tantissimo di stress da esame e alterno momenti di sconforto totale ad altri di studio forsennato... non riesco a trovare un minimo di equilibrio. mamma mia come sono nervoso.
Non sono davvero un tipo da esame; mi definisco più un "libero battitore" della cultura, uno che ha voglia di studiare per conto suo e che non ha bisogno di rendere conto di quello che impara a nessuno in particolare, ma alla società casomai, a se stesso, perchè la cultura è insomma un metodo per capire qualcosa in più sulla vita e per imparare la "ars vivendi". le cose migliori non le ho imparate a scuola, e quelle imparate a scuola sono state quelle che mi hanno colpito. come dire: le materie in cui riesco meglio sono solo quelle che mi interessano. Più in generale, riesco a fare spontaneamente solo quello che mi interessa.

Bella novità, dirà chi leggerà questo intervento; è vero, sono cose banali, ma non ho in testa niente di intelligente, per il momento; mi andava di scrivere queste banalità e l'ho fatto. tanto per fare qualcosa di intelligente, adesso pubblico una poesia, così magari l'omino del cervello mi rimanda segnali di vita; credo che la poesia rappresenti un po' il "defibrillatore" del cervello per me; quando sono vuoto dentro rileggo quello che ho scritto, e mi sento sempre meglio. e d'altronde, che sarà mai, 'sta poesia? mah! vallo a sapere! Eugenio Montale disse, quando gli consegnarono il Nobel per la Letteratura, che scriveva "poesie, uno dei prodotti più inutil dell'uomo, e questo forse è il suo unico pregio". Come a dire: perlomeno non faccio niente a nessuno.

Rosa di pesco

Le tue labbra sono freschi petali
bagnati di rugiada
e le tue mani rosa di pesco
sono miracoli della natura
così come il tuo sorriso
che etereo sfuma nel tuo viso
e in me.

(Dedicata a Francesca)

Qquando la rileggo mi sento sempre invadere da un senso di freschezza e di vitalità... è stata scritta in un momento particolare, in occasione del matrimonio del mio cugino omonimo (si chiama Cosimo Plasmati, proprio come me!); Francesca è sua moglie, si sono sposati giovanissimi (a 18 anni) e sono una meraviglia! hanno già un figlio, Michelino, che nonostante non veda da un bel po' (ormai dovrebbe saper già parlare, ed io l'ho lasciato che appena sapeva camminare) ricordo con meraviglia (ha un faccino rotondissimo...).
Francesca mi stupì per la sua gentilezza e la sua simpatia, e soprattutto per il suo sorriso, un sorriso timido, eppure ben visibile. è una ragazza fantastica e ho sempre pensato che, se non l'avesse presa mio cugino e l'avessi conosciuta io, ci avrei fatto un pensierino.
Comunque sia, questa è una delle ultime che ho scritto "su commissione", anche se con una sensibilità completamente diversa: nonostante mia madre mi chieda in continuazione di scriverne per tutte le occasioni (compleanni, onomastici, comunioni, anniversari eccetera...) in tutto ne ho scritte solo tre da allora.

La ragnatela

Solo nella stanza
Sdraiato sul letto
Osservo la vecchia soffitta polverosa
E il ragno che lento tesse la tela
Come una rete di raggi di luna
Solo per la strada passeggio
ed osservo le persone
che come ragni tessono
la trama della loro vita
sotto il ritmo lento ed inesorabile del tempo.
A volte mi capita
di invischiarmi nella mia stessa ragnatela
perso senza un aiuto
eppure tutto sarebbe così semplice
se la gente si desse una mano
e tutti insieme potremmo costruire una grande rete
così grande che non se ne vedrebbero i confini
e riusciremmo finalmente a vivere in pace.

Questa, invece, fa parte di un momento di "sconforto utopico", nel quale immaginavo una società di solidarietà assoluta, ero solo soletto allora, non avevo nessuno e mi stavo davvero invischiando nella mia stessa vita, che si attorcigliava su se stessa fino a soffocarmi in casa. naturalmente non esiste nessuna soffita polverosa, quella fa parte della mia immaginazione; il ragno che osservavo era in realtà in aperta campagna, e questa poesia è il frutto di una rielaborazione dopo
parecchi giorni dal fatto.

UN PASSO DOPO L’ALTRO

Un passo dopo l’altro
sulla sabbia del mare
le onde lente s’infrangono sulla spiaggia
e cancellano le mie orme
un sole fiammeggiante che tramonta
dietro nuvole di spuma rossa
riflette nel mare riflessi di fuoco.
Un passo dopo l’altro
sulla spiaggia della vita
con gli anni che tramontano e passano
lasciando dietro sé e spargendo
riflessi che rimangono nel cuore.
La strada è lunga, e il cammino è difficile
ma un passo dopo l’altro si cammina
e camminando si arriverà.

In origine era più lunghetta, conteneva una prolissa descrizione dei miei stati d'animo ed era monotona e noiosa: un bel giorno mi sedetti e la sfrondai di una buona metà. comunque niente da dire: è molti simile, come contenuto, alla precedente, solo che il tema (la solitudine) è riletto in chiave intimista; immagino di restare solo per tutta la vita facendomi coraggio da solo. per fortuna che oggi posso guardare "dall'alto" quel momento!!!

Altro che stress da esami, rischiavo una depressione vera e propria... oh che bello! mi è passata l'ansia! fiuuuuu.... tiro un grosso sospiro di sollievo ricordandomi come mi sentivo male... davvero, questa storia degli esami è niente in confronto!!!

Beh, credo di non aver offerto niente di che ai visitatori di questo blog, ma almeno sono riuscito a sfogarmi un po'.

Alla prossima (si spera con un bel 100 in tasca!!! ;-P)

Repost: Delirio mistico / 07-06-2006

L’Incontro

Seduto, con la testa riversa, non sono attraversato da nessun pensiero; un'indistinta massa di sensazioni senza capo né coda permea la mia mente.
Dicono che è in questi momenti che si riesce a cogliere la vera essenza delle cose, che si riesce a scorgere la Verità nei meandri della propria mente: dicono che si possa vederla come se fosse fisica, reale, come se la si incontrasse di persona.
Ecco, riesco a vederla, tra i miei ricordi e le nozioni; ora si rifugia dietro l'imponente ammasso delle Formule Goniometriche, ma la scovo; non riesco ad afferrarla e, con un agile balzo, corre fino alla quieta collina dell'Elettromagnetismo; di lei mi resta l'odore soave delle vesti leggere. Sorride, mi schernisce; decido allora di giocare d'anticipo. Prendo la scorciatoia che dalla Storia del Novecento mi porta alla Poesia Contemporanea, scavalco d'un colpo la piccola Staccionata dei Crepuscolari, sorpasso le scintillanti Auto da Corsa Futuriste, oramai ferme da decenni ad arrugginirsi, e mi immergo nella soffusa Nebbia degli Ermetici. Conosco ogni piega di quel cangiante paesaggio, ne prevedo le mutazioni e le variazioni di significato; ogni possibile svolta dei suoi sentieri mi sta davanti. D'improvviso ecco, la rivedo; fugge rapida come il vento dall'unico posto in cui è più fragile che mai, dall'unico posto in cui l'uomo le si avvicina tanto da poterla sfiorare. E difatti mi è ad un passo, senza che se ne sia accorta; le sono alle spalle ma, nel momento in cui mi getto addosso lei sfuma, si dissolve, si scioglie in quella Nebbia che pure è l'unico mezzo per raggiungerla; eccola che riappare, più in là, nell'aria limpida, nella multiforme Valle dei Cubisti in cui ogni piega nasconde un universo, in cui i punti di vista si moltiplicano fino a diventare insostenibili. Non riesco a concentrarmi, la perdo di vista e poi la rivedo, poi la perdo di nuovo e riappare in lontananza.
Mi chiedo ora se sono io che riesco a starle dietro, o se piuttosto è lei che non si fa perdere, che si tiene a distanza senza però mai abbandonarmi del tutto.
Non posso darmi per vinto, ed ecco che - maledetta! - mi sfugge, ancora e ancora per un soffio, nella Valle dei poeti Maledetti e tra i Dirupi del Nichilismo; né riesco a catturarla nel Labirinto Combinatorio o a stordirla con l'adulazione nel Giardino dei Classici; continuiamo così, in eterno, io a rincorrerla affaticato e furioso, lei giocosa e ridente, io ansimante e grondante di sudore, lei leggera e scattante come una
libellula, finché allo stremo delle forze rallento. Lei svolta un angolo, la seguo più meccanicamente che per vera volontà.
Un paesaggio sconosciuto mi si rivela; la calda luce del tramonto illumina una valle piena di rovine delle più disparate, ricoperte da uno spesso strato di polvere; al mio passaggio decine di topi fuggono via spaventati. Frammenti di antiche opere, scritte in lingue incomprensibili, svolazzano per i sentieri che separano tra loro cumuli
di ricordi vecchi e cancellati, tra i quali riconosco alcuni dei miei; soprammobili rotti, foto semisciolte nell’acido, arti spezzati di statue, crocifissi corrosi dal tempo, grigi e solcati da profonde venature, con centinaia di Cristi sfigurati che, appesi, soffrono in
silenzio.
“La Valle delle Macerie”, dico a me stesso, mentre mi chiedo come diavolo abbia fatto a finire in quel posto perduto a qualsiasi conoscenza; lei è lì, è ferma e capisco di essere arrivato all’unico punto in cui davvero è possibile afferrarla, ma le forze mi mancano.
<<Vedi>>, lei mi dice, mentre esausto mi accascio su un cumulo di miei vecchi ricordi, <<è qui che io abito, tra ciò che è stato distrutto inconsapevolmente; guarda>> e mi indica un vecchio trattato di Sant'Agostino, mezzo divorato dai topi, <<è qui che bisogna cercare; oppure qui, o ancora tra questi cumuli>> e mi mostra pezzi di statue greche, neoclassiche, rinascimentali, gotiche, poi mucchi di foto e diari scritti da persone di ogni epoca, da Cesare ad Anna Frank, poi si china e raccoglie un oggetto irriconoscibile, rovinato dal tempo e fragile come la cenere, con le sue esili dita; si avvicina a me che, sfinito, non riesco nemmeno ad alzare un braccio e resto a guardarla, e mi dice: <<ecco, questo ti dono, questo solo posso darti; non il piacere infinito di possedermi, né la certezza di sapere che non potrò mai essere tua; ti dono una parte di me, come ho fatto e continuo a fare con tutti coloro che mi cercano; solo una parte, sebbene forse la più importante ed essenziale>>. Strappa un lembo della sua veste, raccoglie l'oggetto e lo avvolge, poi lo posa vicino a me, mi si avvicina - posso vedere i suoi occhi scintillanti, pieni di ogni colore - e mi sorride, e fugge via ancora una volta.
Recuperato il fiato, mi rialzo – “ti riprenderò, prima o poi!” - , mi scrollo di dosso la polvere e prendo delicatamente il soffice involto, badando a non disfarne nemmeno una piega; il desiderio di aprirlo è forte, ma mi trattengo. Cosa mai sarà, quella cosa inutilizzabile?
Lo apro lentamente e resto pieno di meraviglia. Al suo interno scintilla, nuova come fiamma, una penna di gabbiano bianchissima.

(In risposta ad Elena...)

Repost: Foglie di cristallo / 4-06-2006

[Nota attuale: con questo post cominciai a pubblicare parte della mia seconda raccolta di poesie.]

Foglie di cristallo

Prologo

Foglie di cristallo

Davvero siamo
così fragili?
Davvero viviamo sull’orlo di un burrone,
davvero siamo castelli di carte
e il più piccolo alito di vento
può farci crollare?
Si, ed io lo vedo
in ogni mio gesto e in ogni momento
in ogni gioia e in ogni dolore
nel mio essere umano
e di una cosa sono certo:
se, allora, veramente siamo
foglie di cristallo,
pronte a cadere quando secche,
non ci resta che rimanere attaccati all’Albero
che ci dona la linfa e la vita.

È molto diverso dall'altro prologo sia per il tema che per il motivo per cui l'ho scritto: l'idea mi venne quando avevo scritto circa metà raccolta, perchè pensai a quello che avevo scritto fino ad allora, e solo dopo scelsi di metterla in apertura, per chiarezza nei confronti dei lettori, più che altro, come una riflessione iniziale che introducesse il lettore nell'atmosfera di questa raccolta che, come si può capire, parla essenzialmente della caducità e della speranza, e di come questi due temi siano legati tra di loro. il linguaggio e gli stili sono, almeno inizialmente, simili ai "pensieri sotto le stelle", ma cambiano subito per lasciare posto a temi sociali, religiosi, intimi; il tema dell'amore scompare quasi del tutto, e il perchè è molto semplice da spiegare: non si tratta di una "fuga" dalle delusioni amorose in cerca di palliativi, in realtà io, essendo uno che parla solo quando conosce ciò che dice, non avevo granchè da parlare sull'amore, non avevo diciamo "materia prima", ma mi limitavo spesso a trattarlo in astratto.
Vabbè, per oggi basta. Au revoir!

Repost: Gli esordi (IV) /13-05-2006

[Nota attuale: con questo post finalmente finii di pubblicare le mie prime vergognose prove letterarie. Non so neanche perchè li ho ripostati: avrei potuto benissimo risparmiarmeli. Però, all'ultimo, mi è venuto un po' di magone...]

A volte

A volte immagino
un vecchio solo,
dai capelli bianchi,
abbandonato
in una casa desolata,
con sul viso l’immagine
di un’amara solitudine.
A volte
immagino bambini
con la faccia deturpata
dal vuoto delle guance,
scavata dalla fatica e dal digiuno.
A volte
Immagino un ragazzo
con la testa reclinata
seduto su una sedia a rotelle
in mezzo alla folla
eppure ignorato, schivato,
come un orrendo insetto.
A volte penso:
cosa immaginano questi
che di umano
hanno ormai soltanto il nome?
Immaginano un mondo
di rosa e celeste,
un mondo in cui vivere
non è sfruttare il prossimo,
in cui amicizia e rispetto
sono cose vere,
in cui il cibo non è
una tazza di riso bollito scaduto
o un po’ di pane ammuffito,
un mondo che esisterà
solo se sapremo chiederlo.

Chissà se questo è natale?

È Natale.
Dalla mia camera vedo bambini
che giocano, luci appese
multicolori, altre case, altre luci, …
E più in là?
Altri bambini, ma consunti dal lavoro,
che non sanno cos’è il Natale,
ma che hanno,
in un angolino nel loro cuore,
qualcosa: una scintilla d’amore.
Altre luci, ma non sono loro:
sui palazzi ricchi, sui negozi di lusso, …
E io sono qui.
Guardo ancora dalla mia finestra,
è sera. Chissà se lì è giorno
o notte? Mi sporgo dalla porta: gli altri
giocano, ridono, scherzano intorno
l’albero, e si scambiano i regali.
Chissà se ce n’è uno
anche per me?
Ritorno in camera, guardo
ancora: tanta neve, poi tutto
cambia: vedo gente sulla
strada, donne, bambini,
e tante case.
Case non come la mia,
ma solo mura:
due letti, tre malati
e nessuno a curarli.
Uomini e bambini
come me che impugnano fucili
e non sanno che togliendosi la divisa
sarebbero uguali ai loro nemici.
Uno di loro mi guarda.
Per la prima volta conosco
il dolore umano.
No! No! No! Grido.
E apro gli occhi.
Chissà se questo è Natale?
Chissà se questo era un sogno
o realtà?
Chissà, chissà …


Ogni volta, ogni santa volta che la leggo mi tornano le lacrime agli occhi. E' orribile che a Natale, nel giorno in cui l'umanità rinasce, ci siano guerre! Io credo fortissimamente che una cosa del genere, il solo pensiero di una cosa del genere debba essere risparmiato ai nostri figli.

EPILOGO

Storia di una poesia

Ecco che,
mentre la penna
leggermente si posa sul foglio
guidata dalla mia mano,
nei pensieri tutto tace,
nella stanza solo pace,
si sente solo
il piccolo fruscio dell’inchiostro
che scorre sul foglio di carta
e mi abbandono
a quella musica
di accenti lieti e gravi
che mi riempie il cuore
senza più preoccupazioni,
e penso a te.

Così, in questa maniera piuttosto ingloriosa, si conclude la mia prima
raccolta, segnata più che da intenti poetici da intenti "segaioli", in
senso mentale, della quale non vado molto fiero; preferisco andare avanti e soffermarmi di più sulle successive, che per me sono molto importanti e che però pubblicherò un altro giorno.

Repost: Gli esordi (III) /13-05-2006

Ecco l'ultima parte della raccolta, che ho chiamato semplicemente "Pensieri sotto le stelle" perchè è fatta da pensieri vari che non sono riuscito a classificare e ho scritto in maggioranza agli scout.

PENSIERI SOTTO LE STELLE

Sensazioni

Sono sensazioni immense,
attimi di gioia ineffabile,
istanti di passione bruciante nel petto,
palpiti di vita trepidanti,
danze infuocate nell’anima,
pensieri intensi e istantanei
nella penombra
della luce di una stella solitaria
che illuminandoci
ci sveste del nostro pudore
e noi amandoci
scolpiamo, dentro di noi,
queste sensazioni.

Fermiamoci

In questa società che cambia,
tutto si trasforma,
è una metamorfosi continua.
Tutto corre, tutto scappa,
ora niente resta fermo
neanche i sassi.
L’acqua scorre più veloce,
tutto il mondo gira in tondo,
e le nuvole nel cielo
durano solo un secondo
ma noi restiamo fermi,
e godiamo
di ogni attimo del nostro amore.

L’amico

L’amico è chi ti fa sentire
come nessun altro sa fare,
e ride se sei felice,
o piange se non lo sei.
E ti solleva
dal grigio baratro della tristezza
e ti fa ritrovare quella gioia
che solo con lui
riesci a provare.
E quante volte ti sei chiesto:
troverò un vero amico?
Ma, se ci pensi,
un vero amico ce l’hai già:
forse non ci hai mai pensato
ma è qui, vicino a te.

Ad una amica

I tuoi capelli morbidi
sono come il vento
che accarezza il mare,
e le tue labbra fresche
di un rosa velato
che rende il tuo viso serio,
ma i tuoi occhi,
azzurri come un cielo
sgombro di nuvole,
lo fanno allegro
e quando ridi
in quegli occhi
splende una luce nuova,
e le tue labbra
si schiudono in un dolce sorriso,
e quando ti pettini
i tuoi capelli luminosi
ricadono sul volto
come una cascata d’oro,
e ti vedo
come una fata sfolgorante
nella sua incantata bellezza.

Il primo bacio

È la farfalla
appena uscita dal bozzolo
che si libra nel suo primo volo,
è il fiore
che alla mattina
schiude i suoi petali
mostrandosi in tutto il suo splendore,
è l’ebbrezza straordinaria
delle labbra che si schiudono,
mentre il vento soffia tra gli alberi,
si sfiorano,
e quando gli sguardi si incontrano,
si uniscono
per consumare il primo bacio.

Parole

Sono parole
che nascono dal cuore,
parole
che fanno bene o male.
Sono parole
che aiutano a vivere,
parole sincere d’amore.
Sono parole
felici e gioiose,
parole mute
che i tuoi occhi dicono a me.
Sono parole
di gioia ineguagliabile,
parole sincere d’amore.
E tu, solo tu puoi regalarmi
quest’attimo di felicità:
quelle parole
che solo tu sai dire così
quelle parole sincere
d’amore.

Autunno

Autunno.
Le foglie, ormai morte,
cadono dolcemente,
e gli alberi, spogli,
non si vergognano.
E tu senti
il vento d’autunno dentro te,
che ti scompiglia i capelli,
come una carezza sulla pelle.
È arrivato l’autunno,
e lo sento, lo vedo, lo vivo,
è una sensazione impalpabile
che si muove dentro me,
e sento te.
Ora capisco che ti amo.
È arrivato l’autunno,
non lo senti dentro te?

La seconda poesia che ho scritto, la degenerazione di "Vorrei": indirizzavo già alla mia donna immaginaria delle poesie, le parlavo dell'autunno romantico e bello delle foglie che cadono e degli alberi che si spogliano (riferimento sessuale); mi piace ancora, ma non tantissimo.

Memorie di Matera

Chi può non estasiarsi
di fronte
alla bellezza fatta monumento,
al paesaggio
che corre e s’intrufola
nel tufo millenario?
Ah beato chi coglie in Matera,
nella sua incomparabile
religiosità popolana
nell’intricato dedalo dei Sassi,
nelle mille manifestazioni
della sua storia,
il fondersi
del vecchio e del nuovo,
del sacro e del profano,
dell’antico e del moderno,
come un sogno che diventa realtà.

Questa è la prima poesia che ho dedicato alla mia città, ed in particolare ai Sassi, secondo me uno dei posti più belli al mondo, e non scherzo: non lo dico perchè è la mia città, ma soprattutto perchè lì si respira un'aria accogliente che non si trova nei quartieri moderni nè nella Reggia di Versailles: c'è l'aria di casa. lì tutto è piccolo, a misura d'uomo, non c'è Rinascimento, Barocco, non c'è architettura ma solo case, case però degne di chiamarsi tali. ma non voglio discuterne oltre, ne parlerò meglio un altro giorno.

Repost: Gli esordi (II) /13-05-2006

COME SEI, COME SIAMO

Ho raccolto in questa sezione tutte le poesie il cui titolo era una descrizione del rapporto di due amanti. si tratta, per la stragrande maggioranza, di cose scritte su commissione.

TRA LE NUVOLE

Il cielo è tutto azzurro
e il mare è tutto blu
e l’arcobaleno con tutti i suoi colori
splende nel cielo,
mentre le nuvole
giocano col vento
che si diverte a portarle a spasso
e nel mare
i pesci sguazzano felici
mentre noi due,
cento, mille, diecimila metri
più in alto delle nuvole,
più in alto del sole e del cielo,
ignorando l’Universo
viviamo quest’immensa e infinita poesia
chiamata amore.

COME IL SOLE

Come il sole che semina i suoi raggi
e li sparge intorno a sé,
e loro si diffondono portando luce e calore,
sei tu, mio sole
che seminando i tuoi raggi dentro me
porti pace e felicità
a quest’anima smarrita e sola
che non desidera altro
che un po’ della tua luce.

COME UNA STELLA

Come una stella
risplende nel cielo
i tuoi occhi brillano,
con una luce pura,
fin dentro me.
Amore mio,
desidero come la mia vita
che il tuo sguardo tenero e puro,
dolce e silenzioso,
travolgente e passionale,
si posi su di me.

COME NAUFRAGHI NELL'AMORE

Siamo soli su questa barca
nell’oceano solitario del mio cuore,
come fiori nel deserto,
come note d’un’armonia,
siamo naufraghi nell’amore,
e sogniamo di noi due,
e ci amiamo
per non morire in questa lacrima
nel mio cuore,
e ci aggrappiamo a noi stessi,
soli nel vento,
in questa tempesta che ci schiaccia
e ci opprime
e accresce dentro di noi
la disperazione e lo strazio nel cuore
ma tu, amore, non cedere,
perché oltre il crepuscolo,
oltre i sogni, il tempo, la morte,
ci sarà un posto
anche per noi due.

ogni volta che la leggo penso a come posso essere stato così scemo da fare una cosa del genere: è un collage di tutti i titoli che avrei voluto mettere a questa raccolta. ogni verso è una rielaborazione di uno di quei titoli. che idiota! quando scelsi il titolo della raccolta, mi dispiacque di buttare tutti gli altri e così li unii in questo schifo. alcuni erano anche carini, tipo "Come fiori nel deserto" o "Come naufraghi nell'amore", ma altri sono innominabili, come "In questa lacrima del mio cuore" o "Come note d'un'armonia", oppure "Oltre il tempo, oltre la morte" (che non ci azzeccava niente con quello che avevo scritto). mamma mia!!! per non parlare di "Sogni di noi due" o "Amarsi per non morire" (che sembra il titolo di una soap-opera). bleahhh... mi viene da vomitare...

RIFLESSI

Siamo riflessi,
lampi di luce viva,
squarci
che in un attimo, velocissimi,
si incrociano e si fondono,
e in quell’istante
abbagliano della loro luce,
e poi si perdono nel buio,
per incrociarsi dopo
di nuovo tra loro.

Spesso alcuni incontri sono solo degli incroci di riflessi, alla velocità della luce, che però in quell'istante, per quelle poche parole o per quei pochi giorni in cui si è insieme possono cambiare radicalmente una persona, creare una luce fortissima nella sua anima.
Io, personalmente, sono cresciuto grazie a questi incontri: non mi ha
formato l'insegnamento costante dei miei genitori nè la scuola, ma
questi incontri-scontri che hanno cambiato il mio modo di pensare.


FREDDA MA SPLENDENTE

Cosa sei tu,
solo una stupida statua di ghiaccio
dal cuore di pietra,
splendente
nelle tue mille sfaccettature,
ma fredda, senz’anima,
senza sentimento.
I tuoi occhi sono sfavillanti
ma vuoti, vitrei.
Ti lasci corteggiare e poi scappi via
come sfugge un’anguilla,
tu non sai amare,
prima giochi col mio cuore,
poi mi lasci solo
a marcire nel mio dolore,
fredda statua di pietra
dal cuore di ghiaccio.

NEL SILENZIO

Nel silenzio del mio cuore
nella pace, nella tranquillità,
udii un urlo.
Cento volte più forte
di mille cannoni,
boato fragoroso
che lacerò l’aria,
urlo straziante
che arrivò alle mie orecchie,
quel grido venne
dalla mia anima dilaniata
che gridava
ti ho perso per sempre.

TI AMO

Sento
foglie croscianti nel vento,
vedo le stelle
che splendono nel cielo,
sento sulla pelle
la pioggia che ci bagna e ci ristora,
e guardo il tuo volto
che mi affascina e mi seduce.
Sdraiati sull’erba che ci avvolge,
siamo parte della natura stessa,
che con i suoi mille mutevoli aspetti
ci meraviglia e ci sorprende,
e ci unisce a sé.
Ti guardo,
ti guardo ancora
e ti sento evanescente,
senza peso.
Mi guardi,
guardi il mio viso,
e fissi i tuoi occhi,
belli come perle,
su di me.
Ti sento mia,
mentre piove su di noi.
Non importa, ci siamo adesso,
è questo che conta:
ti amo.

Era uno spunto molto bello quello dal quale sono partito, "la pioggia nel pineto" di D'Annunzio, una delle mie poesie preferite in assoluto. credo che sia davvero stupenda, una delle migliori, sia stilisticamente che emotivamente; solo pochi altri sono riusciti ad eguagliare la maestria di D'Annunzio e la sua capacità di dare musicalità al verso. ogni rigo di quel poema canta, suona, parla come se fosse vivo, se la ricordo ad occhi chiusi riesco a vedere il bosco, a sentire la pioggia sulla pelle, le fronde frusciare con il vento e le ultime gocce che stillano piano dai rami e dalle foglie. la rana che gracida, la superficie ruvida del mirto, il silenzio che d'improvviso si fa tra gli amanti per ascoltare la lieve musica della natura, che come la trama di un tessuto tiene insieme le loro voci, il loro sospiro, la loro gioia.
Perdonatemi ma quando ci penso non posso fare a meno di provare emozioni fortissime; è stato grazie a D'Annunzio se ho imparato ad amare la pioggia, e questo è un mio personale tributo, per quanto piccolo e inadeguato, al suo genio.

VORREI

Vorrei perdermi
nei tuoi occhi ridenti,
mare azzurro,
luce di speranza.
Vorrei averti qui con me,
e baciare
quelle labbra rosse di passione.
Vorrei
che tu esistessi,
sogno infinito
di una notte d’estate.

La mia prima poesia (in questa raccolta, infatti, non seguo un ordine cronologico), e quella che reputo una tra le mie più autentiche. Esprime il mio desiderio di una donna; l'ho scritta pensando alla mia mancanza, non avevo nessuna in mente ma un gran vuoto all'altezza del petto. Con questa si chiude la sezione "Come sei, come siamo", ed io l'ho messa qui perchè mi sembra che dica come lei era, in effetti: un sogno, niente di più.

Repost: Gli esordi... /13-05-2006

Comincio dalla mia prima raccolta, "Pensieri sotto le stelle".
Ebbene si, qui si parla addirittura di raccolte! lo ammetto: sono piuttosto prolifico, infatti sono già alla mia quinta raccolta, ma questa è un'altra storia. diciamo solo che la mia prolificità non è sempre stata dovuta a cause di "ispirazione", ma spesso di "occasione", e questo è evidente soprattutto in questa raccolta, che è fatta di poesie scritte per perdere tempo, oppure vere e proprie cazzate, come quelle scritte su commissione dei miei compagni di classe per le loro fidanzate, oppure quelle scritte in occasione di eventi importanti (matrimoni, compleanni etc...).
Il titolo di questa raccolta non è casuale, ma frutto di una scelta ragionata: all'inizio le avevo nominato direttamente "poesie", poi pensai: ma in realtà, quante di queste 42 schifezze possono essere considerate veramente delle poesie?" . Pensai così di scegliere un titolo che rappresentasse soltanto quelle che avevo scritto con spirito autentico, quelle cioè scritte durante le mie frequenti uscite scout, all'aperto di notte oppure la mattina presto all'alba, quando nessuno mi vedeva. era una gioia immensa vedere la natura potente affacciarsi alla mia anima e invadermi con il suo Spirito; non dimenticherò mai quei momenti, sebbene segnati da mille ingiustizie (avevo infatti davvero un pessimo carattere, e diventavo facilmente lo zimbello di qualcuno). il legame tra Natura e Uomo, ecco quello che mi affascina dello scoutismo e che ho sempre cercato di mostrare con tutto me stesso.
Ma basta tergiversare.

PENSIERI SOTTO LE STELLE

PROLOGO

COSA CANTERO'?

Cosa canterò io,
poeta d’amore,
in questo mondo senza amore?
I poeti gridarono a squarciagola
l’odio, l’indifferenza,
l’uomo che uccide l’uomo, la violenza,
i paesi distrutti dalla guerra,
i partigiani crocifissi ai pali,
l’uomo alle prese con i suoi mali,
il dolore, la sofferenza,
mentre io vorrei cantare la passione,
il fuoco che si accende
nell’unione di due cuori,
la nostalgia dell’amore perso,
ma come posso io
cantare l’amore
in questo mondo senza amore?

Questo "prologo", come pure la poesia di "epilogo" alla fine, è nato con un'idea malsana, quella di fare una "grande opera", quella di darmi un contegno da grande poeta, e quindi di dare un'intonazione solenne a questa raccolta. l'idea, nata per scherzo più che altro, diventò poi seria e infatti devo ammettere che non mi è riuscita così male: è un'antologia della poesia che conoscevo allora, da Montale
(l'indifferenza e il dolore) a Quasimodo (i partigiani crocifissi ai pali) a Leopardi (la sofferenza). è la poesia in cui condenso, senza nominare esplicitamente, il senso di tutte le mie poesie, o almeno della maggior parte di esse; mi dichiaro "poeta d'amore" anche se non so cosa sia nemmeno da lontano; una mezza cazzata.

Poi c'è una cosa sfiziosa, un ciclo di poesie, nato dalla simpatia che mi ispirò Parini con il suo poema Il Giorno. L'idea naturalmente degenerò presto, e mentre le prime sono quelle che ancora oggi reputo leggibili, le ultime sono sempre più artificiali e poco sincere.

IL GIORNO

ALBA

L’alba:
è indescrivibile
osservare come la natura,
come un immenso, grande essere
dalle molteplici voci,
si sveglia,
e gli uccellini escono dai nidi
per intonare
una meravigliosa sinfonia,
una grandiosa canzone d’amore
al Sole bambino,
e gli alberi, dopo il buio,
aprono le loro vesti leggere
che sembrano merletti
intessuti di seta verde,
quasi intonando,
con il fruscio delle loro fronde,
insieme agli uccellini,
quella meravigliosa
sinfonia d’amore.

MATTINO

Il lago
è come una tavola d’acqua piatta
che, nella prima luce del mattino,
ora si increspa, ora si infrange
sotto il lento scivolare
dei cigni bianchi e soffici
e mi inebrio
di sensazioni indefinibili
e i cigni, come meditando,
abbassano il capo candido, intimiditi,
ed io contemplo
la contrastante bellezza
del sole che nasce nell’acqua.

POMERIGGIO

Nel pomeriggio infuocato
Il bosco è impregnato
di una luce soffusa
che annulla e rende tutto piatto,
che mi acceca gli occhi
sicché mi sembra di essere immerso
in un mare d’oro liquido
e, avvolto nella misticità della mia anima
che si svela e si rinnova
nei suoi abissi più nascosti,
mi perdo nei misteri arcani
della pace che tanto desidero.

VESPRO

Solo
io cammino
per vaghe strade di sabbia
spazzate dal vento
e la mia ombra
non si confonde più
e, solitaria, s’estende
allungata, deformata.
E, arrivato dove termina il sentiero
mi siedo e osservo
l’immenso fascino del deserto
mentre laggiù si perde,
tra le dune,
il sole.

SERA

Il crepuscolo
ha spento il sole
e mille lucciole nel cielo
brillano d’argento,
e la quiete
cala nella mia mente
oscura e tormentata
che, stanca, si perde dolcemente
in mille ricordi confusi e annebbiati
e i miei occhi guardano, senza volere,
il tuo bel viso,
che appare così fatuo
nella luce della prima luna.

Quando arrivai a "Vespro" non avevo più voglia di continuare, ma nonostante questo completai il ciclo: fu così che nacquero "sera" e "notte", due cose assurde e completamente inventate. In questa immagino di addormentarmi con la mia ragazza (immaginaria) guardando alla luce della luna il suo volto. Meglio andare avanti.

NOTTE

È notte.
Guardo la luna che, silenziosa,
scivola nella notte rischiarando,
con una scia di luce, le rose rosse,
che come un fuoco
riscaldano il silenzio
di una notte senza stelle.
Ora i boccioli lentamente si aprono,
e infine un fiore sboccia,
no, due, dieci,
ne siamo coperti,
mentre la luna ci guarda e sorride.
E noi, in questo sogno
che sembra infinito,
ci stringiamo e ci intrecciamo,
travolti dalla passione.
Oh luna,
tu che spezzi il buio con la tua luce
fa che quella notte senza stelle
e la passione che ci univa
rimangano con me.

Come disse Dante, meglio andare oltre senza pensarci nemmeno.