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lunedì 30 gennaio 2012

Repost: Partita doppia (poesia) / 15-04-2010

Partita doppia

Con o senza: nessuno scarto
significativo, nessuna differenza.
Le colonne riportano in fine
sempre un divario. Se questo sia poi
più o meno evidente, poco importa,
la libertà non si misura e se pure
ci provi ottieni fumo. La matematica
non esiste, o gioca a farlo
ma senza speranza: e qui sta la gioia
del poeta… che senza volerlo
si trova al centro del mondo e non sa
che strumenti usare, a che metro
comparare l'universo! E gli rimane
il suo riso, la sua voce, il canto
che leva alle stelle, quasi un delirio
con una speranza incastonata, gemma
piccola splendente che forse
è il segreto della luce. Canta
e prova a vivere un'altra volta.

Giovedì 12 novembre 2009

Una delle cose di cui vado orgoglioso. Come indica anche il titolo, l'ho scritta insieme a quell'apologo che ho pubblicato un po' di tempo fa. Li ho proprio scritti insieme, nel senso che l'uno ha ispirato l'altra e viceversa, solo che poi questa poesia ha preso una strada tutta sua che è quella della riflessione metapoetica, e per questo è infinitamente più bella del raccontino, che alla fine lascia il tempo che trova.
Anche il significato della prima parte, quella che riprende più apertamente l'apologo, è quasi antitetico: quanto quello esaltava il valore della perdita, cioè della perdita proprio di quella particolare cosa (non della perdita in generale, che è un tema che bisognerebbe affrontare in tutt'altra maniera), tanto questa dice che alla fine, è impossibile che non ci sia un divario tra le due colonne (dare e avere), ed è questo che determina la libertà dell'uomo (detta così sembra un po' sibillina, ma volevo dire: "la libertà nel senso che l'uomo è libero di scegliere se dare anche senza avere o no, cioè se agire o no in maniera gratuita"). La matematica dei sentimenti non esiste, o fa finta di esistere: è qui che il poeta trova spazio, e quasi a suo dispetto deve creare la "scienza dell'esistenza". Qui poeta sta anche per "filosofo". L'ultima parte è una ripresa di Montale, da "Mediterraneo" ("... il tuo delirio/sale alle stelle ormai"), e il finale si chiude sul fatto che cantare (poetare) significa rinascere, rivalutare globalmente le proprie esperienze per dare loro un senso che
permetta di andare avanti.
Questo è stato l'atto di chiusura vero e proprio della mia vecchia raccolta (quelle che comprenderebbe anche le poesie di Scapolo); da qui in avanti ho iniziato una nuova fase (titolo provvisorio: "... e tutto il resto", cioè tutto quello che da un po' di tempo a questa parte avevo lasciato perdere).

Alla prossima
Grillo Sognatore

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