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lunedì 9 gennaio 2012

Repost: Freccia di sole / 16-07-2007

Salve salvino a tutti!
come ben potrete notare comparando questo intervento con il precedente, sto diventando sempre più schizofrenico: ho davvero bisogno di una bella lunga vacanza.
intanto, a causa di una bella cosa che mi è capitata, ho scritto un racconto che parla proprio di essa.
ma vi rendete conto? è il mio primo racconto dopo un lungo periodo di silenzio!!!
lo so che è mediocre e non molto innovativo, però devo dirvi la verità, essendo una liberazione di un'idea che tenevo dentro da un sacco di tempo mi sembra così bello che non lo scambierei nemmeno con la Divina Commedia!!!
ho sentito una cosa che mi si muoveva dentro, un impulso stranissimo che ho ogni volta che devo scrivere qualcosa... solo molto più forte del solito, una gioia così forte da farmi commuovere, e ho dovuto accendere il computer per scrivere.
in cinque minuti, senza fatica, come se non aspettasse altro, è uscita questa paginetta e mezza.
ripeto: non è da Nobel, però mi sento proprio bene adesso che l'ho scritta, quindi mi sono detto: "ohibò" (e già da questo si dovrebbe capire la mia schizofrenia), "e perchè mai non dovrei metterne al crrente i miei amici? dopotutto, devo tenere alta la mia reputazione... sono o non sono lo Scrittore della mia generazione, il nuovo Calvino? "
dunque mi sono deciso e l'ho pubblicato. eccovelo qui, denigratelo pure, per me è come un figlio ed anche se direte che è insulso, banale, inconcludente, non me ne può fregar di meno!!!
detto ciò, ve lo presento.

Freccia di sole

Un muro compatto di persone davanti a me.
Lo zaino mi ingombra e mi appesantisce, ma ce la posso fare.
Scarto laterale, scatto in avanti, scarto laterale, scatto in avanti, m'infiltro in una zona temporaneamente vuota, vado avanti a scatti frenetici.
E' tutto ok.
Scarto una coppietta, aumento la velocità, sono un bolide tra la gente oramai; mi sembra di avere le marce, come un'auto.
Vado in folle seguendo i passi di un vecchietto, scatto in prima, gratto un po' la frizione cercando lo spunto buono per oltrepassare, ingrano la seconda e premo sull'acceleratore.
Terza, sorpasso, seconda, prima, attesa, seconda, terza, scarto di lato e scanso una ragazza che camminava nel senso opposto. Sono sulla corsia sbagliata! Rientro in fretta e continuo ad andare.
Ruoto il busto per incanalarmi tra lo spazio che intravedo: urto un braccio, scappa una maledizione, non ho tenuto conto dello zaino; un'altra come questa e sono bocciato!
E' tutto ok, non sono costretto a camminare così veloce. E' tutto ok.
Sempre più veloce, invece! Scivolo su una vetrina interrompendo il contatto visivo di una mamma; espressione rapidissima di stizza, e volo avanti.
Rapido, rapidissimo! non bastano i passi, devo correre, scarto di lato, saltello quando mi fermo, provo di qua e di là per tastare la solidità del muro, fluido come se fosse di gelatina, solo più penetrabile.
Attesa interminabile di un semaforo; è giallo quando arrivo, sto per scattare ma le auto sono più veloci di me: una mi attraversa il fiato, mi sfiora con la corrente che sposta, scatto all'indietro.
Teso, con i sensi in allerta, percepisco quando il rosso scatta dall'altro lato e mi precipito, semza aspettare che arrivi da noi il verde, precedendo così gran parte del muro. Alcuni, i più accorti come me, sono già partiti, alcuni mi sorpassano.
seconda, terza, sbuffando quarta, mi affianco, supero e mi allineo, terza spinta.
Chi mi ferma? Procedo come un uragano, sono sempre più abile, sfrutto il peso dello zaino per dondolarmi quando mi piego per riacquistare l'equilibrio, nè la sua mole mi infastidisce ancora: ne visualizzo esattamente lo spazio come se fosse parte del mio corpo, come se fosse
una mia gobba.
Scarto tre comari che chiacchierano tranquille: la mia velocità le sorprende, si ritirano infastidite. Una signora piena di buste della spesa mi si para davanti: scatto a sinistra, lei scatta a sinistra, scatto a destra, lei scatta a destra, non sa più cosa fare, è smarrita, ed io non so come togliermi da quest'impasse che dura ormai già da tre, forse addirittura quattro secondi, facendomi perdere il vantaggio acquisito sulla folla.
Mi fermo e la lascio passare: lei scivola a destra, io a sinistra, e riprendo ad accelerare.
Come se non mi fossi fermato, riprendo velocità quasi istantaneamente, e mi trovo di nuovo a oltrepassare ostacoli: alzo la gamba per non urtare il bastone di un signore anziano, sforbicio le gambe per non pestare un cagnolino mignon, una povera bestiola, quasi un coniglio, recupero la bretella dello zaino che era scesa, sgranchisco la spalla, sbuffando torno in terza.
Brusca sterzata a sinistra: un vù cumprà si è piazzato proprio nel bel mezzo della folla, con l'intento di vendere la sua merce, o peggio di taccheggiare indisturbato.
La folla ha capito il mio grado, le persone si spostano al mio passaggio, la strada si sgombra dove passo io: tutti i semafori sono verdi, tutti gli angoli privi di persone pronte a sbattermi addosso all'improvviso, non c'è marciapiedi che mi intralci con improvvisi saliscendi capaci di farmi inciampare.
Silenzio, tra la folla; una freccia di sole, un ricordo lontano mi ferisce. Sorrido. Sono dolci le ferite delle cose belle.
E' tutto ok, continuo a ripetermi. non hai scalato il Monte Everest. non sei arrivato sulla luna. non hai avuto il premio Nobel, l'Oscar, il Pulitzer. non sei il Presidente della Repubblica. non hai trovato l'amore, o il lavoro, o i soldi, o tutt'e tre insieme.
Non ancora, non ancora, non ancora continuo a dirmi. Potrei fare ognuna di queste cose, potrei fare tutto: sono rapido come il vento; niente mi ferma, la vita scorre in me come un fiume ingrossato dalla pioggia, pronto a straripare.
Stai calmo. E' tutto ok. Hai solo preso un trenta. Ti passerà.
Mentalmente sputo in faccia al Grillo Parlante, gli tappo la bocca con lo scotch e sprizzo via, continuo ad accelerare, vado in quarta, in quinta, salto un marciapiede, uso un palo della luce come perno per ruotare, mi sembra di avere le ali ai piedi, di tornare bambino, a quando correvo coi roller sulla strada: più che camminare, scorro sull'asfalto senza attrito, non potrei fermarmi nemmeno se lo volessi!
Il ricordo è sempre presente, quella freccia di sole sempre conficcata in testa, sanguino di gioia.
Ancora pochi giorni, poche ore, pochi minuti e sarò a casa.

Lunedì 16 luglio 2007

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