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lunedì 9 gennaio 2012

Repost: Che palle... si torna a studiare... / 8-01-2007

Che palle... si torna a studiare... Mannaggia...
Sono finite anche queste vacanze, ed io sono tornato a Bologna!!!
oggi ho studiato quasi tutto il giorno, ristorato solo da un bel piatto di fusilli al ragù (i rigatoni non c'erano e era troppo tardi per fare la spesa...), e adesso per non abbioccarmi mi stacco subito dal computer.
Vi lascio una breve poesia, così, tanto per, e vi saluto.

Beh, lascio però anche un commentino alla poesia, perchè si tratta di un componimento abbastanza importante, dedicato ad uno degli elementi "caratteristici" della nostra città, il grande Pino nei pressi dei Licei, preso come esempio per la costruzione di una metafora sulla vita, e in particolare sulla sua fine, su come si possa lasciare questo mondo in pace.
Questa poesia però è anche importante perchè apre un'altra raccolta (la precedente si era chiusa con "Pace"), dedicata per lo più a visioni, fantasticherie, immaginazioni, riflessioni di carattere morale o storico, una specie di Zibaldone (naturalmente in chiave molto, molto minore) insomma.
il titolo di questa raccolta (che raccoglie le poesie scritte nel 2004) è "La pioggia, la Luna ed altre visioni", e questa è "L'addio del Pino".


La pioggia, la Luna ed altre visioni

L’addio del pino

 L’inverno spezza ancora un ramo secco
dal vecchio pino non ancora morto
ma non si ribella il pino, sa che deve andare
staccarsi dalle sue radici e viaggiare lontano.
Muore il vecchio pino, ma di cose ne ha viste:
ha visto i suoi rami crescere e allungarsi,
ha sentito la vita scorrere, fuori e dentro di lui.
Quante vite, quanti amori, quanti pianti
e quante gioie ha visto passare!
Ed ora il vecchio pino deve andare.
Sa di avere tempo: saluta tutti,
i passeri, le rondini
che ogni primavera sono passate a salutarlo,
i fiori, i funghi, ogni filo d’erba,
il muschio, che sempre gli è stato compagno,
e saluta sua madre, la terra,
un’ultima volta succhia l’acqua fresca
dal torrente, e gli dice addio.
Per l’ultima volta il mondo
gli appare avanti, immenso,
e lui si dona ancora una volta al vento:
lascia che le sue fronde si riempiano ancora di vita
ed infine spira, possente, non stanco
dei lunghi secoli che ha vissuto.
Fra poco cadranno le sue ultime
foglie, ingiallite prima del tempo,
ed una ad una saluteranno il corpo
che per tanto tempo le ha nutrite,
ben sapendo che la prossima primavera
non basterà la pioggia a farle rinascere,
né le rondini amorose urleranno di gioia:
zittiranno di fronte al vecchio pino,
pregheranno, e il vento insieme a loro
canterà triste il suo addio.

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