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domenica 15 gennaio 2012

Repost: Personalmente, io... Epilogo / 3-05-2009

[Nota attuale: questa poesia non l'ho "censurata" perchè, essendo stata scritta dopo le altre per concludere la storia dell'alter ego, ha un significato a sè e quindi meritava di essere salvata.]

Epilogo

Niente teatro please: non è uno spettacolo la morte.
È triste, asciutta, e greve. E in sé non ha nulla
di piacevole o sgradevole: è un rito come un altro.
Io non l'ho voluta: è stata lei a cercarmi. Non ho
nulla da offrirle: fortunatamente per lei, è generosa.
Pare sia una qualità che serve, nel mondo. L'avessi trovata
in uno solo dei volti che ho incontrato: forse...
                                                                        forse
forse non sarei qui. Né ci sarebbe
l'aridità di questo momento.
Sento
         suona...
                      mi era sembrato.
Non è nulla, passa. Mi succede ultimamente.
Un taccuino è forse il senso: la massa semplice
degli scontrini, delle liste della spesa, dei post-it
scritti nella propria vita dovrebbe bastare. Ma perchè,
perchè non serve allora? Perchè scrivere
non allontana di un secondo la morte? Scrivo
ancora e ancora. Mi illudo - lo pensò Molière? -
che la Bianca Signora risparmi gli artisti mentre creano.
Non sappiamo noi che i sogni si disfanno al sole?
Suona strano – terribile – pensare che ciò che toglie
la luce, ne doni una nuova. Eppure
                                                        quel suono...
Non mi resta niente da dire, né da dare.
Quel che avevo mi è stato tolto, tutto.
E tuttavia ho compreso che non era nulla. L'assenza,
quello era il gran valore. La vera assenza.
La sola cosa che, solo per l'esserci, appagava di sé
l'anima mia e il mio cuore, la mia mente, la mia vita.
Il puro riconoscersi e voler essere, quale meraviglia.
L'andare a piedi scalzi sul sentiero e sentire
il contatto con quello che si è, che si desidera,
che si condivide. La sincerità. La fides, così inutile,
così essenziale. Lo sguardo. La voce. Le mani.
Poco lascio, troppo poco. Vita mia, m'hai dato
tutto alla fine, tutto all'ultimo secondo; ed ora
che sento
                il suono indistinto
                                            del treno che arriva
non capisco
                    queste lacrime
dove sono dirette. Ma so
il poco che si può: e cioè che partono da me. Altro
è impossibile da dire. Te le offro.
Niente teatro, il sipario è già chiuso
da un pezzo. Ma
gli applausi
quelli si,
             li sento. E sono per me.


Explicit.

In nocte veritas.

Scapolo Simmati.

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