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domenica 15 gennaio 2012

Repost: "Fine" / 2-09-2009

E così, questa è la fine.
Che retorica. Vorrei tanto evitare che fosse così. Vorrei che fosse una cosa normale, un trasporto di roba da una parte all'altra, un cambiamento di letti e di pareti, una fastidiosa fatica che prima viene fatta meglio è.
E invece no, riempio scatoloni con una lentezza esasperante, guardando ogni singola cosa che ci metto dentro, guardando il posto vuoto che lascia, pensando che qualcos'altro lo riempirà, o forse no, che resterà vuoto a prendere polvere. E li sigillo con cura, uso metri e metri di scotch inutilmente, solo per essere sicuri che siano veramente chiusi, che le cose da lì dentro non tornino ai loro posti, che io non cambi idea, che non rinunci al passo che sto per compiere. Ogni cartone pieno lo appoggio alla parete, per non dover fare molta strada fino all'ascensore, quando li porterò fuori da qui.
Tre anni condensati in tre metri cubi, che desolazione. Credevo che sarebbe stata una cosa più grandiosa, dopotutto è stato uno stillicidio di giorni... invece tutto quello che ho accumulato, tutti i miei prodotti, possono facilmente entrare nel bagagliaio di una macchina.
Meglio così, in fondo; mi risparmio due viaggi, che sarebbe stato anche peggio. Una sola passata e passerà la paura. E poi tornerò il giorno dopo a lasciare le chiavi. Quello si che sarà doloroso.
Ma in fin dei conti questi non sono che atti formali. Il vero trasloco l'ho cominciato mesi fa, staccando uno ad uno i tentacoli della mia mente che mi legavano a questa casa, tagliando ogni filo della rete che mi collegava a quest'oggetto, a questa porta, a quest'angolo.
Gran parte delle cose qui, ora, mi sono estranee; e continuerò così finché non avrò lasciato niente dietro di me. Cancellerò ogni più piccolo segno della mia presenza, per non essere costretto, poi, a doverlo riconoscere se ci entrerò di nuovo.
È strano. Ora che sto scrivendo, mi sono reso conto di aver impacchettato, in realtà, solo una minima parte delle mie cose, cioè vestiti e libri. Ma la mia vita, qui, è stata tanto altro che mi appartiene e che porterò via: televisione, lettore DVD, stereo, piantine, puzzles, strofinacci e tovaglie, tazze, posate e bicchieri, un tappeto, borse termiche, detersivo per la lavatrice, vecchi cellulari e relativi caricabatterie, CD, calamite del frigo...
Forse la mia permanenza qui non è stata così neutra come credevo. Anche senza volerlo, ho plasmato questa casa un po' a mia immagine e somiglianza; e per questo sarà ancora più faticoso staccarmici. A meno che, appunto, non spezzi ogni legame che ho creato anche involontariamente: ci vorrà pazienza, lavoro minuzioso, ma lo farò. È giusto così. Inizio da capo, da zero, come la piccola quercia che sto crescendo. Ora è alta venti centimetri ed ha cinque foglie, ma lentamente si irrobustirà e diventerà un grande albero che farà ombra nel giardino della casa che avrò, prima o poi.
Sogni, sogni, quanti sogni... non posso smettere di sognare, è nella mia natura. Avevo smesso di farlo, la realtà si era ristretta intorno a me fino a soffocarmi, ma per fortuna sono guarito. Adesso, poco alla volta, la mia fantasia si libera in piccole cose, come un uccellino ferito che riprende a volare. Per ora sono piccoli voli, fantasie minute su cose di tutti i giorni... è presto ancora per sognare la vita intera. Ma chissà, forse nella mia nuova pelle, libera da scorie, potrò tornare me stesso. Intanto, con pazienza, lascio quella vecchia. È giusto anche che lasci libero chi ci arriverà dopo di me, è giusto che abbia la lavagna pulita per disegnarci sopra quello che vorrà.
   
Alla prossima
Grillo Sognatore

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