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domenica 15 gennaio 2012

Repost: Lettera al signor B. / 15-04-2008

Caro signor B.,
Ti scrivo da privato cittadino, da chi non ha mezzi nè risorse per arrivare a Te personalmente, per parlarti di un Paese.
Questo paese si chiama Italia, ed è il Paese che Ti ha scelto per governarlo con saggezza, lungimiranza, obiettività ed onestà.

E' uno Stato dalla storia gloriosa e travagliata, che ha penato interi secoli per costruirsi un'identità e costiruirsi come nazione, dopo che innumerevoli eventi (troppi davvero per essere riassunti qui, ora, mentre Ti parlo con il cuore in mano da cittadino e non da letterato) l'avevano frammentato e ne avevano disperso lo spirito; è uno Stato che, da quando ha recuperato la sua unità, non ha cessato di essere travagliato, sia economicamente che politicamente: per il divario esistente tra la sua parte settentrionale e meridionale, per le conseguenze di ben due guerre affrontate senza i mezzi necessari, per i problemi legati alla globalizzazione del mercato e alla crescita dell'economia asiatica, e per la crisi di un sistema politico che non è mai stata superata compiutamente, almeno fino ad oggi.
E' uno Stato che, al di là dei problemi economici e politici, lotta per conservare la sua dignità, schiacciato com'è tra le grandi organizzazioni criminali (mafia, camorra, 'ndrangheta) che tengono sotto scacco la popolazione e le sue risorse economiche; uno Stato oppresso dalla pesante burocrazia della Pubblica Amministrazione, che perde in mille rivoletti inutili i soldi versati dai contribuenti; uno Stato in cui chi ha veramente i soldi non paga le tasse, mentre chi non li ha le paga fino all'ultimo centesimo; uno Stato in cui la prescrizione diventa, da eccezione, regola per la chiusura dei processi; uno Stato in cui il condannato per reati gravissimi come quelli finanziari (che tolgono risorse all'economia) non va in prigione e in cui chi ruba per sopravvivere viene chiuso in una cella sovraffollata.
E' uno Stato in cui le opere vengono iniziate e mai terminate, oppure terminate e mai utilizzate, oppure utilizzate pur senza essere a norma, e poi adeguate in corso d'opera spendendo molti più soldi di quelli che sarebbero serviti per costruirla bene e nel giusto tempo; in cui la rete ferroviaria è assolutamente inadeguata al fabbisogno di trasporti della popolazione (cioè di noi, tra i quali ci sono io, privato cittadino).
E' un Paese di Sognatori, l'Italia, di Sognatori con la S maiuscola, quasi come se fosse un cognome che ognuno di noi si porta dietro da quando è nato; è un Paese di Sognatori perchè vede la grandezza dove c'è solo miseria (nel Calcio), la qualità dove c'è il disservizio (in Televisione), la speranza dove c'è il cinismo (la Politica), perchè si inventa, coi giornali e i sondaggi, un Paese che non c'è.
E' un Paese davvero strano, quello a cui appartengo e che ha scelto Te per essere governato; ed io spero (arieccolo, il Sognatore...) che Tu sarai in grado di assolvere il Tuo compito, il compito che Ti è stato assegnato da noi (noi, tra i quali ci sono anch'io, che pur non avendo votato per Te subirò le conseguenze dei Tuoi atti).
E' un compito indubbiamente difficile, lo so. non Ti invidio, dopotutto. deve essere molto difficile pensare a se stesso e pensarsi come l'uomo che può decidere della vita di 60 milioni di persone, ciascuna come Te, nessuna più importante, nessuna meno importante. Perchè immagino che Tu pensi a Te in questi termini, caro B.; rabbrividisco al solo pensiero che l'uomo scelto dal Paese a cui appartengo possa, anche solo per un istante, non pensare che è lì per servire 60 milioni di persone, e che la responsabilità delle sue scelte ricadrà su di loro, su ciascuno di loro, e non solo per cinque anni, ma per tutta la loro vita probabilmente, e che è lì magari per un suo capriccio, o per dimostrare qualcosa agli altri, o ancora perchè altrimenti la politica lo schiaccerebbe.
Come sei? Come sei, davvero, B.? Dico dentro, quando torni a casa Tua (in una delle Tue tante case, in una delle Tue tante stanze) e Ti togli la maschera, quando Ti infili le ciabatte e il pigiama e Ti butti sul divano? cosa fai? pensi che forse sei inadeguato? che sei troppo sicuro di Te? che la vita Ti ha tradito, Tu giovane di belle speranze, cantante di crociera, imprenditore di successo, costretto Tuo malgrado ad occuparsi di un Paese allo sfascio? che forse era meglio farsi una famiglia e restare palazzinaro, farsi una villetta bifamiliare nella zona residenziale di Milano, con al piano di sopra i figlioli, uno ingegnere, l'altra avvocato, e i nipotini che giocavano in giardino? magari consigliere comunale, quello si, al massimo assessore... amore a profusione, tranquillità, benessere, altro che questo veleno che mastichi ogni giorno: gente che Ti vuole morto o (se sono buoni) mummia, gente che Ti vuole sfilare i Tuoi beni guadagnati con tanta fatica da sotto il naso, altra gente (ed è tanta, davvero!) che non Ti apprezza perchè non capisce, non capisce che lì sotto, sotto la maschera, al di là dei tacchi e dei capelli finti, non c'è altro che un bambino che vuole essere guardato un po' mentre giocherella con la sua macchinina nuova, che vuole sentirsi dire "bravo" anche quando cade con la faccia a terra...
Forse pensi questo, B.; ma forse nessuno lo saprà mai.
intanto, per ora sei l'uomo del destino, quello con cui dovremo fare i conti, colui che reggerà le sorti dell'Italia per gli anni a venire. con onestà, obiettività, lungimiranza e saggezza. si spera.
Metto anch'io la mia vita nelle Tue mani, impotente, incatenato a Te. e, chissà, magari domattina potrò svegliarmi ancora con un tetto sulla casa, una scuola a cui mandare i miei figli, uno stipendio da guadagnare, una pensione da ritirare, uno Stato in cui riconoscermi.
chissà. speriamo.

Tuo
Cosimo P. Sognatore

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