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venerdì 22 marzo 2013

Book of the week 1: Chi ben comincia... è all'inizio, diamine.

Da qualche parte si deve pur cominciare. L'inizio, uno dei due grandi crucci dello scrittore (l'altro, come potete ben immaginare, è la fine, ma non parliamone ora). Ma non mi voglio addentrare in questo terreno paludoso, sarebbe troppo.

Da qualche parte dovevo cominciare con questo progetto, dovevo prendere in mano un qualche libro e dire: "oh si, è da te che comincio". E quale avrei potuto scegliere? Sarebbe stato meglio buttarsi sul comico, sul poetico, sul tragico?
Ho avuto un pensiero megalomane: la Divina commedia. Ok è vero, non l'ho letta tutta tutta (mi manca qualche pezzo del Paradiso), ma la conosco abbastanza, no? Un po' di più della media di chi dice di averla letta.
"Questo è barare, cavolo!"
Ho detto che avrei recensito cose lette per intero!
"Si, ma la regola n. 8 dice che il lettore ha il diritto di saltare le pag... oh".

E qui, il Nirvana. La rivelazione somma. Il Dado Tratto.

Da qualche parte si deve pur partire, no?
E allora perchè non partire dall'indice, dall'inizio, dal "grado zero" della lettura?
Perchè non scegliere il libro che più di tutti mi ha illuminato su quanto sia bello leggere e prendersi tutte le libertà del mondo, anche nei confronti dell'autore? Quello che mi ha fatto venire la voglia matta di insegnare la letteratura alle future generazioni?

Sto parlando di Come un romanzo, di Daniel Pennac.
E questa è la mia recensione, la prima di questa serie pluriennale che chissà quanto mi sfiancherà. Godetevela. Poco più di trecento parole per descrivere un'opera che ne meriterebbe un fiume (ma trattandosi di un libricino, ed essendo che io non credo che i commenti a un'opera debbano superare la lunghezza dell'opera stessa, è meglio così).

Daniel Pennac, Come un romanzo

Feltrinelli, 2005


Questo libro è stato un dono, in tutti i sensi. L'ho visto sullo scaffale di una mia amica e ho chiesto di cosa trattasse. Mi ha risposto sua madre che era suo, mi ha detto quattro parole, giusto per stuzzicarmi la curiosità, io l'ho aperto e non riuscivo più a lasciarlo. Così lei ci ha scritto una dedica sopra e me l'ha lasciato. Così. Un libro suo, "Tanto poi me lo ricompro". Uno dei più bei gesti che qualcuno mi abbia mai fatto. Non la dimenticherò mai.

Diciamoci la verità, noi lettori desideriamo sempre qualcuno che ci coccoli. Abbiamo una lista di difetti che non finisce più: siamo egoisti ed egocentrici, presuntuosi e pretenziosi, maledetti e maldicenti. Ci piace essere vezzeggiati, titillati, illusi, corteggiati fino all'inverosimile. Siamo il monte più arduo da scalare per gli scrittori. E quanto ci piace, quando si rivolgono direttamente a noi? Una cifra. È un dolce solletico al nostro clitoride mentale.
Al cinema ci spaventa: quando il treno sembra venirci addosso, quando lei guarda dritta in camera, ci sentiamo nudi, e nudi in pubblico non stiamo bene. Ma in privato, quando apriamo un libro e lo spettacolo è tutto nella nostra testa, quella nudità ci piace eccome. Anzi, ci piace farci spogliare in tutte le maniere: brutalmente, delicatamente, un velo alla volta o tutto insieme. Non ci giriamo intorno, è tutta qui la seduzione della letteratura, in uno sguardo che ci viene dalla pagina e ci chiede sempre di più, sempre di più, fino al nostro nòcciolo. Quello che non riesce a darvi questo non è vera letteratura, punto e basta.
Ma questo libro, oh, questo si che lo fa, e lo fa così bene! Pennac ci vuole propinare le sue idee sulla lettura, che è come dire sulla scrittura (ma come se fosse il gobbo che dice all'attrice “guarda in camera!”), e potrebbe scrivere come tutti un bel saggio, oppure un romanzo, e invece no: lui scrive Come un romanzo, e dice già dal titolo al lettore: dai, vieni a leggere, non ti interessa sapere come una cosa può essere “come” un romanzo?
Poi, prima di snocciolarti il suo Decalogo del Lettore (che non vi scrivo perché ve lo dovete leggere), ti costringe a fare un lungo e snodato strip-tease fino a scoprire il perché della lettura: e il fatto che la risposta sia copiata (da Balzac) non toglie il divertimento, allo stesso modo in cui non è che uno strip su You can leave your hat on non sia ancora divertente (provateci e ditemi se non funziona!).
Il Decalogo, in sè, vedete, è il meno in questo libro. Lo si può contestare finchè si vuole, si può dire che è troppo indulgente, che si vede che è stato scritto da un prof semifrustrato, etc etc... ma vi prego, leggetelo, e vi verrà automaticamente voglia di leggere ancora, e ancora, e ancora. 

Alla prossima
Grillo Sognatore

giovedì 21 marzo 2013

Piccola Parentesi Politica (PPP)

Ci stiamo preoccupando così tanto di avere un futuro governo, da dimenticarci che quello vecchio sta continuando a lavorare.
I Ministeri sono in attività, eccome! Vi propongo uno dei link, a caso, che lo dimostra. Stamattina stavo leggendo un po' di notizie sul mondo della scuola (ho la segreta speranza di poter sperare, un giorno, di insegnare... sebbene diminuisca di giorno in giorno) e ho letto di un decreto attuativo che dovrebbe arrivare a giorni, sulla questione dei docenti inidonei (qui la notizia). Senza contare che si sta svolgendo una battaglia tra TFA ordinari e speciali, nella quale non mi addentro perchè troppo difficile da sbrogliare.

Comunque il succo è: il governo sta continuando a fare il suo lavoro, cioè rendere "esecutivo" quello che il Parlamento ha approvato sotto forma di principi più o meno specifici.
E noi che stiamo ancora a preoccuparci di chi farà il premier e chi sarà "maggioranza" e chi "opposizione", per decidere chi va in certi posti e chi in altri.

Ma basta! Se foste persone ragionevoli, vi mettereste tutti allo stesso livello e parlereste "tra pari" delle cose da fare. Invece no, ci deve essere per forza "uno che vince" e "uno che perde" per governare. Questo lo dico anche al M5S, che piuttosto che sgomitare per la Presidenza del Consiglio dovrebbe spingere ad un vero governo "tecnico", possibilmente con gente che non sia così compromessa con la Prima Repubblica come Monti (basta leggere qui)...

Vogliamo piuttosto mettere in funzione le commissioni parlamentari? Vogliamo per esempio regolarizzare la situazione dei precari della scuola una volta per tutte senza aspettare che se ne occupi il Ministro di turno?

Ve ne saremmo tutti grati.

Alla prossima
Grillo Sognatore

giovedì 14 marzo 2013

Habemus ecclesia (infra pedibus)

Meno male che questo conclave è durato poco, ci siamo tolti dalle balle l'agonia di vedere Vespa che parla di fumate, quorum e cardinali della papuasia per chissà quanto tempo.
Francesco I avrà tante e tali responsabilità che manco mi metto a parlarne, non ci voglio passare la giornata (e nessuno leggerebbe un post così lungo).

Quello che mi interessa di più è la responsabilità che abbiamo noi Italiani nei confronti di questo ingombrante cugino che ci teniamo sul groppone. Parlo ovviamente del Vaticano e dell'istituzione-Chiesa.
Abbiamo visto sfilare davanti a Benedetto XVI tanti di quei Presidenti del Consiglio, Ministri, Presidenti di Camera, Senato, Onorevoli, e via dicendo fino agli assessori di quartiere, che non se ne può più. Perfino Monti ha provato a giocarsi la carta della genuflessioncella per guadagnare qualche voterello.

Casualmente mi metto a leggere qualche notizia e scopro che Alemanno era lì a gongolarsi. E mobbastaveramente però. Dai. Siamo arrivati al 2013. Abbiamo fatto la breccia di Porta Pia da quanto, cento-centovent'anni? Non sto neanche a fare il conto: è da un bel pezzo. Vogliamo metterci una pietra sopra? Vogliamo per piacere essere un po', appena un po', laici?

Laico. Oddio. Solo a dirlo, la gente comincia a schifarsi. Come se avessero toccato non esattamente una cosa sgradevole, ma comunque qualcosa della quale vorrebbero cancellare il contatto. Qualcosa come un pezzo di sushi: buono, ma quando l'hai toccato con le dita, poi vuoi subito lavartele.
Ci piace tanto andare in un ristorantino chic ogni tanto, dove te ne servono tre-quattro pezzi su un rustico piatto di bambù, lo intingiamo nella salsa di soia e ce ne beiamo per un paio d'ore: ne parliamo agli amici, lo twittiamo (Fantastico #sushi al #Sakurakurosaki con @amichettadelcuore e @amoremio), su facebook ci mettiamo le foto (quella in cui siamo faticosamente riusciti a tenerlo in equilibrio sulle bacchette, quella imbocchiamo il fidanzatino, eccetera), ma poi quando si tratta di farlo in casa propria, di mangiarne un pezzettino ogni giorno, pur sapendo che è cibo sano e ci fa bene, non ce la sentiamo proprio. Torniamo ai nostri fritti e unti paninozzi.

E torniamo a fare appelli ai credenti, interviste ai vescovi, inchini e baciamani ai pontefici. Ma chi volete prendere per fesso.

Alla prossima
Grillo Sognatore

lunedì 11 marzo 2013

Un progetto folle: Book of the week.

Lo so, vi ho fatto aspettare; ma l'attesa è finita. 

Da oggi parte su questo blog un progetto ambizioso, che toccherà le vette dell'alta letteratura, ma anche gli abissi di quella bassissima. Rullo di tamburi... ecco a voi...

Book of the week

Cos'è?

In due parole, è un progetto di vita che mi "costringerà" a fare quello che da anni non ho più il coraggio di fare: ricominciare a leggere quello che mi piace e mi fa bene.

In casa mia, a Bologna, ho 310 libri (escludendo enciclopedie e dizionari). Di questi, 102 sono quelli già letti, 60 quelli che ho cominciato a leggere e per un qualche motivo lasciato a metà, e 148 quelli che non ho mai aperto.

Ebbene, a partire da oggi, mi impegno a scrivere una recensione alla settimana, di almeno 300 parole, di tutti i libri che ho in casa, e di quelli che acquisterò finchè dura questo progetto.

Chi vi partecipa?

Due categorie di persone.
  1. Io: lo scrittore/recensore, che ha i libri in casa e decide quale martoriare o incensare;
  2. voi: che potete suggerire proposte e idee su limitazioni o espansioni del progetto. Valuterò ogni proposta, sbizzarritevi: volete che scriva in rima una volta al mese? Che faccia una maratona fantasy, zombie, thriller? Che mi legga tutta la saga di Twilight? Beh, quest'ultima scordatevela. Ma qualunque altra idea che vi venga in mente va bene. 
A chi è rivolto?

Alle stesse due categorie di persone: a me perchè ho accumulato una marea di libri non letti; e a voi e tendenzialmente al mondo intero, perchè si parli e si riparli anche di libri sui quali "è stato già detto tutto", per scoprire la cosa più ovvia della letteratura: che non si finirà mai di farla e di parlarne.

Finirà mai? E se si, quando?

Oddio, si, spero tanto che prima o poi abbia una fine. Comunque ad oggi, con una recensione alla settimana per 310 settimane, la fine è stimata per gennaio 2020, ma potrà slittare in avanti o in indietro perché:
  • arriveranno altri libri (e allora si sposta in avanti);
  • potrò accorpare recensioni per autore o tipo (e quindi retrocederà).

Non esistono, per ora, altre linee-guida, ma si fa sempre in tempo ad aggiungerne. Commentate e vedrete!

A lunedì, per il nostro primo incontro
Grillo Sognatore

venerdì 8 marzo 2013

In forma di preghiera

In forma di preghiera

Non ho mai davvero creduto
di essere felice da stabile. La vera gioia
l'ho sempre trovata nel volo: nella pace, nella quiete
ho solo incontrato il buio di me stesso. E allora
perché una parte di me continua ad anelarti?

Mercoledì 6 marzo 2013

Che ci crediate o no, questa è la prima poesia che scrivo quest'anno. Ragazzi, non credevo che mi sarei mai sbloccato: per quanto vi possa fare schifo, vi assicuro che scriverla è stata una vera liberazione.

Alla prossima
Grillo Sognatore

mercoledì 6 marzo 2013

Esperimento sociologico spicciolo.

Voglio fare questa prova: a partire da domani, una volta al giorno, farò copia e incolla su Facebook di una dichiarazione politica di un qualunque partito, ma senza specificare se c'è del sarcasmo o meno, nè citare la fonte, e nemmeno commentare a mia volta, insomma facendo finta che siano parole mie.

Pensavo di intitolarlo "Progetto Circus 2.0" e di postare mano a mano gli screenshot di quello che ne esce fuori.
Sono troppo curioso di vedere che succede!

Alla prossima
Grillo Sognatore

venerdì 1 marzo 2013

L'ultima spiaggia, come si suol dire (considerazioni post-elettorali sul concetto di "fiducia")

Dunque dunque dunque.
Passati un po' di giorni, sento il dovere di dire anch'io la mia sulle elezioni e il loro risultato.

Chissenestrafotte, mi risponde in coro il web. E vabbuò, non vi costringo mica a leggere: tornate su feisbuc a commentare l'arguta osservazione del vostro amico appena tornato da Amsterdam, l'ultima foto di gattini glitterati della vostra amica/ragazza, l'ultimo fotomontaggio nerd del vostro vicino di casa o il meme che avete postato voi stessi 5 minuti fa. Tanto è quello che faccio anch'io (gattini glitterati a parte), quando non scrivo qui.

Comunque: nel coro delle voci castrate degli Italiani Medi, ci sono anch'io e voglio cantare. Poi, non ho mai avuto una voce squillante, quindi non si sentirà ma vabbè.

Subito il coming out: ho votato M5S. Preciso: non Grillo. A me Grillo sta simpatico fino a un certo punto, ne apprezzo lo spirito caustico e l'impegno; ma potrebbe urlare un po' di meno e soprattutto lasciare che ci sia un po' più di democrazia interna, e anche mettere un po' di coerenza tra gli obiettivi. Io, per esempio, l'Euro e l'Europa non la metto in discussione, e se un eventuale governo a maggioranza M5S dovesse metterla in discussione, sono pronto a scendere in piazza per difenderla e sono pronto a votare contro qualsiasi referendum, con o senza quorum, per tornare alla Lira.
Ma, a parte questo e altre spigolature, sono abbastanza d'accordo con il programma, e mi riconosco più nell'essere amorfo del "movimento" che nella struttura granitica e un tantinello più antidemocratica di Grillo (sebbene rappresentativa, ma le due cose non sono sinonimi) dei principali altri partiti.

Ho uno spirito anarcoide. Mi piace il caos, perchè credo che solo da quello possano nascere energie creative. Di solito ho sempre cercato di applicare quest'assunto alla mia vita evitando di coinvolgere gli altri: il mio voto è sempre stato "responsabile", alle politiche come alle comunali/regionali, referendum, etc etc. L'ingovernabilità appariva anche a me come la prospettiva peggiore, il mostro da evitare: voglio dire, uno può vivere nel casino quanto vuole, ma non si può prescindere dalle leggi, dal governo, etc, no?
Ebbene, negli ultimi due anni ho pensato molto, ho osservato e riflettuto su come ci stavamo lasciando scivolare nella crisi senza fare niente, e ho capito una cosa: noi Italiani siamo troppo abituati a passare da uno status quo all'altro, che sia di destra o sinistra non importa, purchè sia un equilibrio. E proprio questa tendenza ci ha fatto puntare i piedi davanti al baratro, per rallentare la caduta, anzichè farci voltare e risalirlo. Fare questro avrebbe richiesto un cambio di mentalità troppo radicale, rapido, per una società irrigidita come la nostra. Ci teniamo insieme a forza di tradizioni, noi. Non va bene. Allora ho fatto due conti in tasca e votato ciò che più di altro avrebbe scombinato le carte in tavola: sinceramene non mi aspettavo neanche un successo così travolgente, pensavo più che altro a una manciata di deputati che sarebbero stati la spina nel fianco del futuro governo. Per questo la divisione del Senato (che poi è anche della Camera, salvo il premio di maggioranza che falsa il risultato) in tre parti praticamente uguali è stato uno choc anche per me. Mi sono ricreduto sulla scelta, e mi è caduto l'occhio su quella famosa petizione "Grillo dammi fiducia". L'ho compilata e ho cliccato "invio", ma fortunatamente avevo dimenticato di inserire il mio indirizzo mail: il sistema non ha inviato la domanda ed io, smaltita l'adrenalina del momento, mi sono fermato a chiedermi: "ma ne vale la pena?"

Mi spiego: abbiamo la possibilità di vedere all'opera, come legislatori e controllori del Governo, un mucchio di cittadini comuni, semplici, dalle provenienze più disparate, disoccupati e studenti, che hanno raccolto negli ultimi tre anni proposte e richieste raccolte direttamente dalla gente. Una situazione che assomiglia molto a quella della Costituente. Non voglio dire che sia di per sè un bene, ma che è un'interessante opportunità, che di sicuro una maggioranza "semplice" di destra o sinistra non ci avrebbe permesso di sfruttare. I parlamentari del M5S sono in larga parte più giovani dei loro colleghi dei vari partiti: perchè non dovremmo approfittare di questa situazione per, ad esempio, fare una riforma della scuola e dell'università più vicina ai bisogni degli studenti e delle famiglie, e non solo misurata con la sacchetta del bilancio dello stato e ad uso delle aziende?
L'assioma secondo cui i corsi di laurea/master/etc devono essere orientati a quello che le aziende vogliono è sbagliato: non solo è riduttivo, ma non ci aiuta ad uscire dalla crisi. Finchè daremo alle aziende solo quello che chiedono, non ci sarà mai innovazione, genialità, ma solo incanalamento in settori già esistenti. L'Università, al contrario, deve fornire ai giovani idee che permettano loro di creare le aziende del domani: solo così si può trovare un modo per tornare a crescere. Ma questo è un argomento un po' lungo da affrontare e mi porta fuori strada. Era solo un esempio.
Volevo dire che in Parlamento, ora, sono rappresentate parti della popolazione escluse finora (gli studenti p.es.), che hanno la possibilità di intervenire legiferando e, si spera, non avendo alle spalle un grande apparato di partito, non essendo stati condizionati prima d'ora, non lo siano adesso, siano meno corruttibili, insomma più "onesti" e "umili" (quanto mi fanno ridere queste due parole in politica).

Un'opportunità troppo grande per essere sprecata concedendo la fiducia a un governo che si sa già avere vita breve. Organizzare nuove elezioni non è solo costoso e potenzialmente molto inutile (non credo che i risultati saranno molto diversi fra qualche mese, forse una maggiore affluenza potrà spostare un 2-3% da una parte o l'altra, ma al di là del numero di seggi ottenuti da questo o da quello la sostanza del voto non cambierà), ma anche molto stupido: gli Italiani non hanno votato per vedersi detto "ritenta, sarai più fortunato" o "hai votato proprio in maniera stupida: tieni di nuovo la scheda elettorale, ecco, guarda, si fa così, non come hai fatto l'altra volta".
Non funziona così in democrazia! Non è semplicemente giusto, da parte di un partito che si fa chiamare Democratico (con la maiuscola!), proporci di mettere una pezza e riprovarci. Cos'è, una roulette russa, spariamo finchè non becchiamo la pallottola? Mi sento preso in giro da Bersani, lo dico chiaro e tondo, e anche da quelli che in diretta TV hanno detto "si rivota" già durante lo spoglio. Con mio sommo orrore mi sono ritrovato a dare ragione a Cicchitto (dio mi fulmini): sono irresponsabili, in tutti i sensi.

Ora Bersani spaccia per "responsabilità" l'offrirci (agli italiani, dico, non al M5S) un governo con le mani legate, che fa tre-quattro cose e poi si dimette per fare un altro paio di mesi di campagna martellante al suon di "fateci governare per davvero, questa era solo una finta". Sconcertante e disarmante. Esattamente il contrario di quello che mi aspettavo da un partito di "sinistra" (che dovrebbe lottare per cambiare! Che dovrebbe abbracciare il cambiamento, cercarlo lui per primo, inebriarsi di novità!). Un conservatorismo che fa cadere le braccia.

Allora, forse, mi sono chiesto se davvero Grillo non avesse fatto, al netto delle parolacce, un'analisi giusta. Se non si trattasse in realtà di un "governissimo" inciucione. Ed effettivamente gli indizi portano a questo: Bersani si fa votare la fiducia dal M5S (che da B. non può, ovviamente, a meno di non perdere quello che gli resta della faccia), poi ottenuto il governo si mette a fare quello che abbiamo visto durante Monti: vota le leggi d'accordo con il PDL. Leggi minime, giusto per non far implodere il Paese, ma neanche per salvarlo, e soprattutto silenzio tombale su conflitto d'interessi, riforma del sistema radiotelevisivo, anzi, cogliendo l'occasione per fare già campagna elettorale: "eh si, noi avremmo tanto voluto fare la legge su questo e su quello, ma vedete voi a cosa ci avete costretti, non ci avete dato la maggioranza, ora che possiamo fare? Siamo costretti ad andare a braccetto con B.".

Votare la fiducia non è solo "far esistere" un governo, ma una pesante responsabilità su tutte le sue azioni, perchè tra le altre cose gli dà modo di agire, con decreti-legge e decreti legislativi (e se n'è abusato fin troppo!) e in più ci rappresenta all'estero, con chissà quali ministri (Prodi? D'Alema? Amato? Bindi? Renzi?) e impresentabili/leccaculi piazzati in posti defilati (sottosegretari e viceministri) per soddisfare le varie correnti di partito. Io, a questo, non ci tengo: e soprattutto non ci tengo che Bersani faccia il Premier, perchè lui non ha vinto. Non intendo il partito: intendo proprio lui. Se la gente l'avesse voluto al governo, l'avrebbe votato. Ora non vedo perchè, pur avendo portato il partito alla sconfitta, vuole fare il Presidente. Non è semplicemente giusto nè democratico. Una persona davvero "responsabile" dovrebbe dire: "ok, ho scazzato alla grande. Non mi merito questo posto. Deve farlo uno più capace di me" (oddio, spero non Renzi, il Berluschino chic). Il suo partito non è il primo, e non spetta a lui comandare. Una legge elettorale chiaramente antidemocratica gli ha garantito delle poltrone, ma non gli dà il diritto morale di proporsi alla guida di un governo. Questo lo riconoscerebbe chiunque dotato di un minimo di onestà e coerenza intellettuale: non puoi criticare fino allo sfinimento il Porcellum e poi metterti in tasca i privilegi che ti dà. Sarò felice se il M5S non voterà la fiducia a un governo Bersani con i ministri riciclati dai vertici PD.

Ma allora? Cosa fare?

Io credo che Bersani dovrebbe riconoscere di non essere la persona che gli Italiani vogliono a capo di un governo e non proporsi come tale durante le consultazioni; Napolitano dovrebbe, in semplicità, dare la Presidenza del Consiglio al M5S (primo partito nonostante il premio di maggioranza), che poi costituirà un governo in cui alcuni ministeri "politici" (Interni, Esteri, Politiche comunitarie, Pubblica amministrazione, Rapporti con il parlamento e simili) sono assegnati ad esponenti PD davvero capaci e meritevoli (magari usando le regole del Movimento: non più di due mandati, incensurati, etc), mentre quelli "tecnici" a persone scelte con il metodo che il M5S riterrà opportuno (una consultazione popolare su una rosa di nomi davvero eccellenti è il mio augurio).


Oppure, in alternativa, la "soluzione Belgio": l'Italia, dopotutto, non ha strettamente bisogno che venga nominato un nuovo governo, se non si trova un accordo. Monti resta in carica per il disbrigo degli "affari correnti" finchè il nuovo non viene nominato, e nel frattempo esegue gli ordini della maggioranza parlamentare (lo fece già Prodi nel 2008).
In Belgio hanno fatto così per due anni, in piena crisi, non sono crollati. Con calma si è trovato un accordo di governo. Quindi il PD potrebbe dimostrare prima, con i fatti, di essere "degno di fiducia" approvando le leggi necessarie al Paese; allora potrà anche far parte di un esecutivo. Abbiamo dato deleghe in bianco per 70 anni, ci siamo fatti pigliare per fessi abbondantemente, ora potremmo cominciare a incassare prima di erogare.

Certo, è un'opzione un po' grigia come il suo Presidente del Consiglio, che potrebbe evolversi anche malissimo (potrebbe sancire "l'inciucio perfetto" benedetto dal cielo e rifare la vecchia DC a suon di "ma quanto ci vogliamo male, eppure stiamo insieme"), ma è comunque possibile. Spero magari che non ci si arrivi.

Mi chiedo quanti avranno letto il post per intero e quanti invece, dopo la decima riga, saranno saltati a commentare. Peccato che non ci sia una statistica del blog per questo, sarebbe interessante pubblicarne i risultati...
Ad ogni modo, a prescindere da tutto, auguro a tutti una serena vita nei prossimi mesi (e anni?), sperando che l'Italia non diventi definitivamente il Paese da cui tutti vogliono scappare.

Alla prossima
Grillo Sognatore