Ero così scazzato, ma così scazzato, che mi sono messo a fare quello che faccio quando sono davvero disperato: rileggere vecchie cose che ho scritto.
Se arrivo a questo punto, è proprio quando mi sembra che niente di quello che faccio, ho fatto o farò ha un senso: allora mi viene da riguardare se anche solo un mio prodotto ha avuto un qualche valore. Mi metto e spulcio e di solito qualcosina la trovo. Ci sono giorni che mi fa tutto schifo, ma anche quello è uno stimolo: mi viene subito da cominciare qualcosa di nuovo.
In questo caso, andando parecchio indietro, ho ritrovato questa poesia. Definirla strana è poco: io di solito non ho questo stile magniloquente, o meglio se mi capita di averlo sono sempre sarcastico o denigratorio in qualche maniera. Tipo, mi piace tanto fare il verso a Leopardi (una delle personalità migliori tra gli Italiani con la maiuscola, ma per carità, come poeta non si può leggere), ma questo è un altro discorso. Volevo dire che di solito tendo ad avere uno stile lirico nella prosa, ma in poesia divento secco e tagliente. Quel giorno però ho avuto una genuina "illuminazione", uno di quei momenti in cui ti viene da dire qualcosa alla quale non puoi sottrarti. Quando pensi "ecco, questa cosa qui la devo dire, è vera, viene proprio da me". Non è stata scritta nemmeno in un periodo particolarmente felice (è un eufemismo), e proprio per questo spicca tra le altre: in pratica ero lì che mi impanavo in un impasto di autocommiserazione, rabbia e angoscia, condito con una spruzzatina di melanconia autunnale, quando non mi ricordo per che cosa di preciso mi sono sentito commuovere. Era successo qualcosina, ma non me lo ricordo proprio, comunque una cavolata, tipo che mi ero accorto di che bella giornata fosse, o che mi ero messo a rileggere Il barone rampante (lo faccio sempre quando sono triste), o boh. Fatto sta che mentre realizzo questo, mi dico "oh, ma com'è possibile che quando penso di essere diventato arido, di essere una persona finita, di aver esaurito le possibilità creative e vitali, succede una qualche cazzata che mi rende felice di respirare e camminare ancora?" e così ho buttato giù questi versi, che spero vi piacciano (dopo tutto questo pippone introduttivo).
Anima
mia
Che
fai t'agiti
anima
mia, se un palpito divino
t'accende,
se appicca ancora
il tuo
fuoco segreto, mai stanca
di
passare i tuoi confini, tu scintilla
inesausta
che brucia ciò che tocca, mistero
che
muove il petto e scuote i miei giorni,
tu
fuoco d'ogni prospettiva e centro
d'ogni
vertigine? Sgomitano le tue ali
per
ogni brezza d'estate, per un fiore
che
appare improvviso, per una quiete
accennata
tra le fronde, per un silenzio
che
sgomenta, tu diaframma tra cielo
ed
inferno, fragile calice della mia vita,
anima
mia.
1
settembre 2009
Alla prossima
Grillo Sognatore
Sarà che sono ipersensibile in questo periodo(ehm... :P), ma io mi sono commossa. Poesia bellissima, introduzione pure. Bravo!
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