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venerdì 3 febbraio 2012

Repost: Momento nostalgia teatrale / 30/05/2011

Stamattina avevo tantissima voglia di scrivere qualcosa per la mia compagnuccia amatoriale che ho lasciato a Bologna, e mi è uscito questo. Liberamente ispirato al monologo di Oreste Campese ne L'arte della commedia di De Filippo (contaminato con quello del Cavaliere di Ripafratta).

Intro

Tump, fa l'asse del palcoscenico calpestata. Tump, tump, tump. Tre passi ed arrivo al centro. Mi giro verso il pubblico e non vedo niente, non sento niente, davanti a me c'è buio pesto. Mi rassicura. Come se non ci fosse nessuno: l'effetto placebo, almeno in questo mestiere, funziona.
Davanti a me il vuoto che plasmo con la mia voce, con i miei gesti, che riempio con quello che dico e faccio.

E dietro, i loro sguardi. Come tante mani appoggiate alle mie spalle, li sento che mi riscaldano e mi danno forza e coraggio. Affronto l'oscurità e la illumino di parole ed azioni grazie al loro sostegno invisibile, costante, delicato.

Loro sono lì che sbirciano dalle fessure delle quinte e mi sorreggono. C'è la Smilza che si aggrappa quasi con le unghie al legno quando tentenno nella battuta o dimentico qualche parola, c'è il Marcantonio che aspetta di entrare, i Fiancheggiatori che si mettono in posizione di scatto tipo centometristi, le Civettuole concentrate e serie come non mai, il Capo fiducioso che osserva imperturbabile, i Novizi che per quanto pensino più a loro stessi che a me comunque non smettono di guardarmi, come del resto farò io quando uscirò dalla porta - anzi, dal suo simulacro - perchè, per quanto concentrati sul punto geometrico del nostro Io, siamo legati come i nodi di una rete, e quello che uno fa tira inevitabilmente gli altri.

Cado, soffrono come al mio posto. Balbetto, anche a loro s'impiglia la lingua. Mi sfugge qualcosa, si stringe anche il loro stomaco. Ma se mi ergo fiero e maestoso, sono orgogliosi anche loro; se la risata mi sgorga come una fonte di acqua fresca, anche loro ridono; se mi tormento e mi batto per amore o per odio, anche loro sentono coraggio e forza d'animo.

Tre passi e sono arrivato al centro, mi sono rivolto al pubblico (che non vedo nè sento), e ho i loro sguardi sulla schiena.

E comincio.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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