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venerdì 3 febbraio 2012

Repost: La mia avventura teatrale: Prologo / 31/05/2011

Dunque... mi si chiede di dire, nell'ordine:
  • se ho lavorato in una compagnia teatrale;
  • che ruolo ho ricoperto;
  • quale esperienza ho fatto;
  • che cosa ne ho ricavato.
Ciascuna di queste domande richiede una trattazione separata, dunque farò così: dividerò il mio racconto in quattro parti più un prologo e un epilogo, per completezza. Ed ecco qui.


Prologo 
Un pomeriggio ozioso 
dell'importanza nella vita della poca o nulla voglia di studiare.
   
Non è che ho "lavorato" in una compagnia teatrale: io l'ho fondata. E ne sono orgogliosissimo, soprattutto perchè l'ho fatto senza avere la minima idea di quello che stavo facendo.
Eravamo io, Ilaria e Cristina ai Giardini Margherita (il grande parco del centro di Bologna), dovevamo studiare ognuno per fatti propri, ma, complice la bella giornata di tarda primavera, a poco a poco chiudiamo i libri e ci diamo al cazzeggio.
Ilaria, che ancora conoscevo relativamente poco (era amica di amici), mi dice: "ma che peccato che proprio adesso sto finendo il mio corso di teatro e dato che riprendo gli studi (NdA: era stata un anno in standby) dovrò lasciar perdere la recitazione!"
E io butto lì, ma in maniera assolutamente cazzeggiona: "beh, potremmo organizzare una messa in scena amatoriale, così alla belin di cane, così ti tieni occupata con la recitazione, e anch'io avevo voglia di sperimentarmi in questa cosa!".
Fu come accendere un cerino in un deposito di esplosivi. Ilaria aveva tentato due volte di entrare all'Accademia a Roma, una volta con un monologo di Lady Macbeth e l'altra con quello di Mirandolina, e quindi mi propose le due. Io virai decisamente verso La locandiera perchè sinceramente cominciare col Macbeth, non avendo mai e sottolineo mai recitato prima, mi sembrava un po' ambizioso.
Così ci mettemmo a chiedere a tutti i nostri amici se volevano partecipare, ma poi dagli amici passammo ai colleghi di lavoro, ai coinquilini, ai tizi incontrati a un corso di arbitraggio, eccetera eccetera, e così facendo mettemmo insieme, nel giro di due mesi (mica poco, eh) nove persone, che per lo più non si conoscevano tra di loro, e cominciammo a provare.
Un putiferio, un caos, un bordello che non vi dico. Non c'era possibilità di regolarizzare nè l'orario delle prove, nè il calendario, nè le scene che dovevamo provare di volta in volta; solo con il passare dei mesi abbiamo cominciato a stabilizzarci, ad avere una programmazione almeno approssimativa, a stabilire dei ruoli e perfino ad abbozzare una regia. Ci è voluto un anno e mezzo per portare in scena quella maledetta Locandiera, e quando alla fine ci siamo trovati, dopo la chiusura del sipario, a guardarci in faccia, abbiamo detto: "e mo? Che facciamo? Torniamo ognuno per conto proprio alle nostre vite? Abbiamo passato un anno e mezzo come dei colleghi di lavoro che quando hanno finito il progetto si salutano e se ne vanno?".
Non potevamo. In quel lungo tempo avevamo costruito dei legami impossibili a spezzare così, d'un tratto.
Così abbiamo deciso di continuare.

E questo non era che l'inizio.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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