Pagine

venerdì 3 febbraio 2012

Repost: Strane ricorrenze: Montale e Calvino / 26/09/2011

Da poco ho scoperto esserci la ricorrenza della morte di due dei miei miti: Eugenio Montale e Italo Calvino.

Mi sorprende ogni volta pensare a quanto questi due autori, da soli, abbiano rivoluzionato la mia vita, il mio modo di pensare, la mia "visione del mondo" (ce ne sono anche alcuni altri, ma questi sono i due italiani principali).

Entrambi, pur appartenendo a due campi diversi della letteratura, e pur avendo idee diverse sul suo statuto, avevano un grande punto in comune: la percepivano come dialogo continuo con il lettore. Anche Borges era così, e infatti dopo i primi due ho scoperto lui, ma questa è un'altra storia. Calvino e Montale mettevano a nudo le loro stesse contraddizioni, comunicando sempre, tra le righe, che quello che si stava leggendo era frutto di un uomo come gli altri, che il gioco sfrenato della fantasia (nel caso di Calvino) o l'analisi lucida e impietosa della realtà (come in quello di Montale) non dovevano mai far dimenticare che quella era una pagina, un foglio di carta scritto da qualcuno, e che questo qualcuno si sbagliava.

All'inizio (anch'io ci ero cascato) sembrava che peccassero di eccessiva umiltà: mai sottovalutare l'importanza dell'understatement, del "profilo basso": anche Manzoni seppe darcene un esempio illuminante ("quei miei venticinque lettori"... ahahah). I grandi si riconoscono, appunto, solo quando, leggendoli la terza, decima, ventesima volta, sanno svelare sempre dell'altro, qualcosa che non si vedeva (o non volevamo vedere) nella lettura precedente. Dico la terza, perchè una seconda lettura non si nega mai a nessuno, nemmeno a Harry Potter; ma dalla terza in poi, è lì che si vede la forza di un classico.

Uff... Potrei stare ore a scrivere su questi due tizi, ma mi verrebbe un pippone così lungo che nessuno si prenderebbe la briga di leggerlo; allora, meglio concludere con fatti e non pugnette, cioè con una bella citazione, di Calvino perchè lo amo un po' di più ultimamente (ma oscillo, a seconda dei periodi). Questa qui l'ho messa sulla bomboniera che ho dato agli invitati della laurea: è l'explicit del Cavaliere inesistente, forse il suo miglior romanzo (ma anche qui, dipende dai miei periodi): Bradamante, giovane guerriera, decide di lanciarsi a
capofitto in un nuovo amore, l'ultimo forse e definitivo, e si chiede che ne sarà di lei.

Ecco, o futuro, sono salita in sella al tuo cavallo. Quali nuovi stendardi mi levi incontro dai pennoni delle torri di città non ancora fondate? quali fiumi di devastazioni dai castelli e dai giardini che amavo? quali impreviste età dell'oro prepari, tu malpadroneggiato, tu foriero di tesori pagati a caro prezzo, tu mio regno da conquistare, futuro...

Alla prossima
Grillo Sognatore

Nessun commento:

Posta un commento