Pagine

venerdì 3 febbraio 2012

Repost: Rogito, ergo sum. / 12/09/2011

Una casa nuova, mille problemi.

Solo per trovarla, non vi dico... magari chi ha qualche primavera più di me sulle spalle lo sa già, ma è un casino.

Comunque, una promettente ha accettato la nostra offerta. E' inquietante, il mobilio è rococò in legno scolpito, tinte tiepoliane (rosa, verdino, celestino, bianco panna), tutta piena di santini e madonne, ritratti di Padre Pio eccetera, era abitata da una signora di 92 anni che ha deciso di venderla (è ancora vivente, l'arzilla donzella).

Inquietante, vi dico. Ce la venderebbe con il mobilio e tutto. Noi ringraziamo, perchè così ci risparmiamo di andare avanti e indietro all'IKEA per comprare tutto dalla A alla Z, ma ovviamente sappiamo che alla primissima occasione ci sbarazzeremo di questo kitschume e prenderemo dei sani e funzionali mobili per poterci schiaffare libri, vestiti, scarpe e cianfrusaglie, la riempiremo di specchi per farla sembrare più grande (55 metri quadri non è che siano una reggia) e daremo una ritinteggiata ai muri giallini... poi cambieremo i lampadari stile Impero che ci sono in ogni camera, corridoio compreso. Solo il bagno è salvabile (anzi, davvero bellino) perchè è stato rifatto da pochi anni).

Comunque, sembra di avere un'ancora, la salvezza a portata di mano, la stabilità tanto agognata...

Ma, in realtà, a me non è che me ne freghi più di tanto. Ormai sono abituato a fare un trasloco ogni 7-8 mesi, da circa tre anni, e mi sta pure bene; anzi, ho conosciuto un sacco di gente e ho imparato ad amare Bologna, quindi il trasloco mi ha fatto bene, è stato una cura rigenerante, ogni volta quel rivoltare la propria vita, gli oggetti accumulati, ricatalogarli e decidere cosa andava salvato e cosa no, cosa veniva sommerso negli scatoloni " di Serie B" (alcuni dei quali sono ancora chiusi da due anni) e cosa invece emergeva o ri-emergeva (ho ritrovato alcuni vecchi manoscritti sui quali mi sono rimesso a lavorare, per esempio, e vecchie poesie abbozzate che ho completato, a distanza di 4 o 5 anni), per trovare degna sistemazione nella nuova casa.

Il compromesso, la provvisorietà, ma anche l'ingegnosità e l'adattabilità sono state mie compagne fedeli; ho imparato che non esiste tanto una buona o cattiva casa quanto una buona o cattiva volontà di abitarci. Ho fatto diventare una reggia perfino un buco fuori città; mi è bastato riempire scrivania e scaffali dei miei libri, prendere qualche foglio o accendere il computer e mettermi a scrivere, e poi le condizioni della cucina, del bagno, la posizione dell'appartamento, l'esposizione, la rumorosità dei vicini, il quartiere malfamato, sono passati in secondo piano.

Ed ora, invece, mi si prospetta di "fissare" il mio guscio. Sono un paguro alla fine della sua corsa: d'ora in poi, sarà la casa che dovrà adattarsi alle mie esigenze. Ne potrò cambiare il mobilio, gli impianti (figo il condizionatore, eh? Fuori ci può essere il Sahara, ma io qui sono al Polo), anche la luminosità se vorrò, e la comodità non dipenderà più da quanto tempo sono disposto a passare per sistemare il mio giaciglio (prendere cuscini e coperte e spostarli dalla camera al salotto, per esempio, nel disperato tentativo di rendere passabile un divano tutto spigoli), ma solo da quanti soldi sono disposto a spendere per comprare un divano o una longue-chaise nuova.
Sarò padrone e non più schiavo, potrò decidere se mettere la televisione lì e il quadro là, e i miei posters troveranno il posto ideale in cui avranno il massimo risalto, non saranno più fissati con lo scotch alle porte o alle ante degli armadi, ma inquadrati e appesi con un solido gancio. Finalmente potrò smettere di cambiare: sarà lei a farlo al posto mio.

E tutto questo mi spaventa, non sapete quanto. Io mi tengo vivo cambiando, non trovo senso in quello che faccio se non nella metamorfosi, nel guazzabuglio vitale, nel brodo primordiale dal quale scaturiscono le energie che fanno muovere i miei neuroni, che mi fanno trovare nuove idee, insomma io vivo se non sto mai fermo; cosa succederà, quando firmerò l'atto di vendita?

Dovrò togliere il punto interrogativo alla frase "Io esisto?", perchè di sicuro esisterò: sarò proprietario di un immobile sito in questa certa via, di un certo valore, prenderò la residenza lì, avrò una rendita catastale... E, poco alla volta, mi affezionerò a quei mobili, a quelle mura, come la vecchia proprietaria ha fatto, fino a non potermene più separare, fino a non poter più concepire quella casa sistemata in un altro modo... perchè corrisponderà al mio Io cristallizzato e mummificato.

Oddio, spero con tutte le forze che non succeda. Lo spero veramente.

Alla prossima
Grillo Sognatore

Nessun commento:

Posta un commento