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venerdì 3 febbraio 2012

Repost: La mia avventura teatrale: Parte IV / 08/06/2011 15:25

Parte IV
Bilanci a parte
o
Dell'impossibilità di arrendersi alla corrente

Domandona finale da quattromila miliardi di dollari: che cosa ho ricavato dall'esperienza teatrale?

[Seguono lunghi giorni di riflessione, e infine il suddetto "scrittore" si decide a mettersi davanti allo schermo non avendo ancora trovato una risposta ben definita]

In realtà non so definire la mia risposta, sono sincero: perchè mi sembra di essere ancora nel limbo, a metà tra l'ignoranza totale e la scoperta del nuovo mondo che mi si è aperto davanti. sono nel tunnel, vicinissimo alla luce, ma ancora non ci sono arrivato quindi non so che dire.
Ragion per cui dirò le prime cose che mi passano per la testa e ve le farete bastare.

Ci ho ricavato innanzitutto un sacco di amici: e questo è poco ma sicuro. Gente che prima conoscevo di nome, o che consideravo amici senza in realtà conoscerli davvero (si pronuncia troppo facilmente la parola "amico", quando se ne hanno pochi), e anche infine gente che proprio non avevo mai incontrato nella mia vita, è entrata a farne parte invadendola con una violenza tale che all'inizio non me ne rendevo neanche conto (lo so, sta diventando un clichè questa cosa dell'inconsapevolezza, ma conoscendo meglio il periodo che stavo attraversando, e del quale purtroppo non è rimasta quasi traccia nel blog, comprendereste meglio quello che volevo dire). Cioè, mi sono trovato abbastanza all'improvviso a pensare che queste persone, conosciute da pochi mesi, erano diventate per me indispensabili come e forse anche più di quelle che conoscevo da anni, e che non riuscivo più a concepire la mia vita senza loro.

Poi ci ho ricavato un hobby: cioè la recitazione. Fino ad allora avevo sempre pensato che mi sarebbe piaciuto recitare, ma non avevo mai concretizzato (per pigrizia soprattutto, e anche per poca autostima), e invece adesso mi piace pensare a me come a qualcuno che calca le scene, anche se amatorialmente. Il perchè, le mie convinzioni che ho maturato sul mio "ruolo" di attore meritano di essere approfondite a parte, ma sintetizzando in una frase: ho scoperto che mi piace perchè mi aiuta a rompere le mie barriere mentali e a farmi evolvere, e a rendermi cosciente della mia evoluzione. Cosa che faceva già la scrittura; la recitazione ha agito (e continua ad agire) come catalizzatore che ha accelerato questo processo.

Poi ci ho ricavato un vero e proprio interesse letterario: sarebbe a dire che hanno cominciato a venirmi delle idee di sceneggiatura, e che ho cominciato a buttarne su carta qualcuna, e avendo già ottenuto dei pareri positivi ho continuato. Quindi è come se la mia anima letteraria, che immagino sempre come un polipo, avesse acquisito un tentacolo in più.

E infine, se dovessi rivelarvi il mio desiderio più oscuro e profondo, ci ho ricavato quello che potrebbe diventare il mio mestiere: ma questo sarà l'oggetto dell'epilogo, ergo non lo approfondisco.

E comunque sento che tutto questo non basta ad esaurire quello che ho raggiunto ed è un bilancio solo delle apparenze, dei dati materiali: perchè ci ho anche ricavato qualcosa di grande come persona, qualcosa che mi ha fatto crescere e sentirmi più a mio agio con me stesso, più sincero, più critico anche. Non so di che cosa si tratti, potrebbe essere semplicemente l'esperienza, il fatto di aver fatto qualcosa di nuovo e di essermi sperimentato in una parte di me sottovalutata, ma neanche questo basta a fare un bilancio.

Forse (ma è una cosa che mi è balenata in mente adesso, eh, non la prendete come oro colato) quello che mi ha reso più forte in assoluto è stato il rendermi conto che stavo facendo qualcosa in controtendenza rispetto al mondo circostante, un atto di rispetto verso l'intelligenza umana e anche di ribellione al potere costituito. E cioè: in un mondo sempre più scemo, ma con una élite intellettuale che non tollera intrusioni e amatorialismi, e in un Paese che denigra sempre più il suo settore culturale, ecco che siamo andati a ripescare, in maniera assolutamente gratuita e disinteressata, un testo del Settecento e l'abbiamo reso nostro, l'abbiamo amato come se scritto apposta per noi, come dovrebbe essere l'obiettivo del teatro. Ci siamo innamorati della bravura di Goldoni, ma l'abbiamo anche criticato decisamente, e abbiamo fatto si che questa storia parlasse anche un po' di noi. Ossia, abbiamo
fatto esattamente il contrario di quello che si fa di solito: o si propongono solo testi e spettacoli "pop" (come se si potesse parlare di modernità solo e soltanto usando il linguaggio della modernità), oppure si mantiene un rigore filologico assoluto e si porta in scena il testo com'è, virgole comprese, irrigidendo lo spettacolo e rendendolo morto, freddo, buono solo per compiacimenti intellettuali. Dimenticando che il teatro ha la sua ragion d'essere solo se è una cosa viva, e se parla della vita: altrimenti chiunque può leggere il testo della Locandiera e prendersi il suo piacere storico-letterario, ma non è la stessa cosa.
E poi l'abbiamo fatto in barba e in spregio ai tagli della cultura, organizzandoci da soli, pagandoci tutto, facendoci pubblicità, stampando solo DUE locandine (il resto era sul web), e portando in sala tra le 100 e 200 persone (ora non mi ricordo preciso), a dimostrazione che non solo la cultura interessa alla gente e non è quindi un peso morto del PIL, ma che dà da mangiare: le entrate (quasi interamente devolute alla parrocchia che ci ha ospitato) sono state il quintuplo delle uscite. Uno schiaffo morale a quel cretino di Bondi e a quello stronzo di Tremonti, e a tutti quelli che vogliono rendere la cultura un marketing per salvarla dai tagli. Non insisto oltre su quest'argomento perchè ho già scritto abbastanza e c'è troppo da dire.
Quindi andando avanti ci siamo resi conto che stavamo non solo facendo un atto gratuito per noi stessi, ma anche per la gente che ci vuole bene, e per gli Italiani, e per il mondo, e che stavamo andando, in maniera invisibile ma costante, contro l'entropia e l'ignoranza del postmoderno, aggregando dove la società vuole parcellizzare, valorizzando dove la società vuole svalutare. Forse questo, e soprattutto il fatto di esserci riusciti, mi ha reso felice e voglioso di continuare sempre più in alto.

Oh, mi ha fatto bene scrivere random, perchè sento di aver trovato finalmente una sintesi per fare il bilancio della mia esperienza: cioè che mi ha insegnato che opporsi alla corrente paga, e che dà una soddisfazione incredibile anche se i risultati sono minuscoli, e che ti fa sentire una persona vera dalla cima dei capelli alla punta dei piedi.

Che bello! Sono proprio soddisfatto. Adesso anche quest'uggiosa giornata senza Franca, piena di nuvole e umidità, mi sembra più bella. Ho trovato un altro pezzo del puzzle di me stesso.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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