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venerdì 3 febbraio 2012

Repost: La mia avventura teatrale: Parte III / 06/06/2011

Parte III
Stairway to Heaven
o
Meglio di Schwarzenegger

Capitolo spinosissimo: qual è stata la mia esperienza?
Difficile dirlo così su due piedi, anche dopo aver affrontato i due punti precedenti. Un po' perchè è tutto terribilmente intrecciato, e un po' di risposte le ho già date prima, un po' perchè, come già detto, la maggior parte del tempo mi sono immerso nell'avventura senza riflettere, aumentando di giorno in giorno il carico come fa un buon bodybuilder, ma in maniera così inconscia che quando mi ero "fatto i muscoli" mi sono voltato e ho pensato "ma come cavolo ho fatto ad arrivare qui?".
Se dovessi dirvi anche solo un giorno preciso in cui mi sono reso conto che stavo cominciando a recitare bene, non saprei quale scegliere: sta di fatto che circa un mese o due prima dello spettacolo mi sono messo a pensare che avevo cominciato davvero a recitare, che l'abito dell'attore mi era diventato una seconda pelle; e non parlo tanto di abilità acquisite (quelle restano comunque mediocri, non pretendo di essere diventato un Gassman così), ma della volontà di portare agli altri un messaggio attraverso le parole e i gesti, e non più soltanto attraverso la parola scritta. Perchè fino ad allora credevo che la mia "missione", il mio scopo nella vita per così dire, fosse quello di comunicare attraverso dei testi, fossero poesie, racconti, romanzi o articoli di giornale (per la verità pensavo anche a teatro e cinema, ma in veste di sceneggiatore, non di regista): in breve, credevo che il mio lavoro dovesse consistere nel raccontare delle storie o esprimere opinioni sul mondo a partire dallo stampato.
Con quest'esperienza del teatro ho scoperto invece che questa mia anima andava completata, che mancava un pezzo del puzzle, l'espressione corporea e personale, appunto.
Non negherò che è stato davvero difficile: all'inizio ero un pezzo di legno, e non ero per niente abituato a fare cose contrarie ai miei principi, offensive degli altri, o semplicemente lesive dello spazio privato: per fare l'esempio più lampante, in scena dovevo prima odiare e poi amare appassionatamente una delle mie migliori amiche; ebbene, nessuna delle due cose mi riusciva! Perchè, oggettivamente, nei confronti di lei non nutro nè astio nè amore, quindi come poteva riuscirmi naturale? E questo valeva per gli altri, ovvio: dovevo fare lo sbruffone con un uomo molto più grande di me, teatralmente più esperto, e che con la sua esperienza mi metteva in soggezione; e poi dovevo fare degli affondi di spada con un altro amico mio, io che ho paura a tenere in mano un coltello. Insomma, tutto mi sembrava fuori dalla mia portata. Poi, però le cose hanno cominciato a diventare familiari, e ce l'ho fatta. Come?
Per farvela breve, ho scoperto che sul palco si è contemporaneamente onesti e disonesti: onesti perchè si esprime l'Uomo a prescindere, l'umano, il fondo che è in tutti noi (emozioni, paure, aspettative, eccetera), anche se per farlo si è costretti ad essere disonesti sul piano delle parole o delle espressioni o delle idee.
Più si è onesti, più cioè si mette a nudo la propria anima con tutto il proprio groviglio di esperienze, più si può fare qualunque cosa sul palco: e così lì, nel finale, sono stato anche capace di odiare quella che è la mia migliore amica, perchè in quel momento mettevo sulla scena il mio odio personale contro i disonesti, gli ipocriti e i malvagi. E sono stato anche capace di amarla e sottomettermi a lei, perchè stavo mettendo in gioco il mio amore e la mia capacità di prendere a calci il mio orgoglio quando voglio bene a qualcuno. Insomma, se si isola l'emozione in sè, poi si è capace di "dirottarla" verso tutto quello che si vuole.
Questo per quanto riguarda la mia esperienza da attore. Ma, come detto, questo gruppo è nato con un'indole così anarchica e collaborativa che mi sono trovato, come tutti gli altri del resto, a fare un po' di tutto, dallo scenografo al regista allo sceneggiatore (ognuno modificava le proprie battute, ma io ed Ilaria ci siamo preoccupati anche di suggerire dei tagli e delle modifiche globali, e spesso ci abbiamo visto giusto), passando per il costumista (anche lì, ognuno faceva per sè, ma io e la suddetta Ilaria abbiamo "nosato" in ogni dove in cerca di vestiti a poco prezzo), il truccatore (a onor del vero: il "suggeritore di idee per il trucco") e il manager/pubblicitario (ho fatto un passaparola che ve lo dico), fino in extremis al grafico per la locandina (fortunatamente scartata e poi realizzata dalla valente Carlotta, ché la mia sembrava un necrologio...). E qui cos'è stata la mia esperienza?
A saperlo... ho fatto così tante cose che a volte Ilaria mi dice: "ma ti ricordi di quando..." e io: "no, boh, veramente, l'ho fatto io? Ma dai..."; sono stato un factotum e, a giudicare dal risultato scarsino dal punto di vista attoriale, ma buono in generale), direi anche bravino. E mi sono divertito un sacco, se lo volete sapere: soprattutto nell'ultimo periodo, quando tutto sembrava andare a scatafascio e non eravamo nemmeno sicuri di poter fare tutte le scene di fila, io ero preoccupato, si, e tantissimo, e nervosissimo, e ansiosissimo, ma in
fondo in fondo divertito e quasi spettatore di me stesso e delle mie nevrosi, perchè la storia di come abbiamo costruito questo spettacolo e delle ultime tre settimane di prove meriterebbe di essere portata sulle scene in sè, per quanta vita c'era lì dentro: dall'isterica che urlava solo a toccarla al serafico impossibile a smuovere, dal pignolo anche cinque minuti prima dell'apertura del sipario a quella che si ritrova afona due giorni prima della messa in scena, eccetera eccetera. Un campionario da tragicommedia che da solo mi basta per due o tre romanzi (e infatti ho cominciato ad abbozzarne uno).
E in tutto questo uno spettatore semi-ignaro di quello che capita che si trova nel bailamme e ne ride e scherza: questa, in soldoni, mi sembra la mia esperienza nel gruppo; che cosa poi ne abbia tirato fuori, beh questo è un altro capitolo e aspetterete un po'.

Alla prossima
Grillo Sognatore

1 commento:

  1. anche perchè la prima filata è stato il nostro debutto davanti al pubblico:D

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