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lunedì 12 dicembre 2011

Repost: Gli esordi (IV) /13-05-2006

[Nota attuale: con questo post finalmente finii di pubblicare le mie prime vergognose prove letterarie. Non so neanche perchè li ho ripostati: avrei potuto benissimo risparmiarmeli. Però, all'ultimo, mi è venuto un po' di magone...]

A volte

A volte immagino
un vecchio solo,
dai capelli bianchi,
abbandonato
in una casa desolata,
con sul viso l’immagine
di un’amara solitudine.
A volte
immagino bambini
con la faccia deturpata
dal vuoto delle guance,
scavata dalla fatica e dal digiuno.
A volte
Immagino un ragazzo
con la testa reclinata
seduto su una sedia a rotelle
in mezzo alla folla
eppure ignorato, schivato,
come un orrendo insetto.
A volte penso:
cosa immaginano questi
che di umano
hanno ormai soltanto il nome?
Immaginano un mondo
di rosa e celeste,
un mondo in cui vivere
non è sfruttare il prossimo,
in cui amicizia e rispetto
sono cose vere,
in cui il cibo non è
una tazza di riso bollito scaduto
o un po’ di pane ammuffito,
un mondo che esisterà
solo se sapremo chiederlo.

Chissà se questo è natale?

È Natale.
Dalla mia camera vedo bambini
che giocano, luci appese
multicolori, altre case, altre luci, …
E più in là?
Altri bambini, ma consunti dal lavoro,
che non sanno cos’è il Natale,
ma che hanno,
in un angolino nel loro cuore,
qualcosa: una scintilla d’amore.
Altre luci, ma non sono loro:
sui palazzi ricchi, sui negozi di lusso, …
E io sono qui.
Guardo ancora dalla mia finestra,
è sera. Chissà se lì è giorno
o notte? Mi sporgo dalla porta: gli altri
giocano, ridono, scherzano intorno
l’albero, e si scambiano i regali.
Chissà se ce n’è uno
anche per me?
Ritorno in camera, guardo
ancora: tanta neve, poi tutto
cambia: vedo gente sulla
strada, donne, bambini,
e tante case.
Case non come la mia,
ma solo mura:
due letti, tre malati
e nessuno a curarli.
Uomini e bambini
come me che impugnano fucili
e non sanno che togliendosi la divisa
sarebbero uguali ai loro nemici.
Uno di loro mi guarda.
Per la prima volta conosco
il dolore umano.
No! No! No! Grido.
E apro gli occhi.
Chissà se questo è Natale?
Chissà se questo era un sogno
o realtà?
Chissà, chissà …


Ogni volta, ogni santa volta che la leggo mi tornano le lacrime agli occhi. E' orribile che a Natale, nel giorno in cui l'umanità rinasce, ci siano guerre! Io credo fortissimamente che una cosa del genere, il solo pensiero di una cosa del genere debba essere risparmiato ai nostri figli.

EPILOGO

Storia di una poesia

Ecco che,
mentre la penna
leggermente si posa sul foglio
guidata dalla mia mano,
nei pensieri tutto tace,
nella stanza solo pace,
si sente solo
il piccolo fruscio dell’inchiostro
che scorre sul foglio di carta
e mi abbandono
a quella musica
di accenti lieti e gravi
che mi riempie il cuore
senza più preoccupazioni,
e penso a te.

Così, in questa maniera piuttosto ingloriosa, si conclude la mia prima
raccolta, segnata più che da intenti poetici da intenti "segaioli", in
senso mentale, della quale non vado molto fiero; preferisco andare avanti e soffermarmi di più sulle successive, che per me sono molto importanti e che però pubblicherò un altro giorno.

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