Pagine

lunedì 12 dicembre 2011

Repost: Gli esordi... /13-05-2006

Comincio dalla mia prima raccolta, "Pensieri sotto le stelle".
Ebbene si, qui si parla addirittura di raccolte! lo ammetto: sono piuttosto prolifico, infatti sono già alla mia quinta raccolta, ma questa è un'altra storia. diciamo solo che la mia prolificità non è sempre stata dovuta a cause di "ispirazione", ma spesso di "occasione", e questo è evidente soprattutto in questa raccolta, che è fatta di poesie scritte per perdere tempo, oppure vere e proprie cazzate, come quelle scritte su commissione dei miei compagni di classe per le loro fidanzate, oppure quelle scritte in occasione di eventi importanti (matrimoni, compleanni etc...).
Il titolo di questa raccolta non è casuale, ma frutto di una scelta ragionata: all'inizio le avevo nominato direttamente "poesie", poi pensai: ma in realtà, quante di queste 42 schifezze possono essere considerate veramente delle poesie?" . Pensai così di scegliere un titolo che rappresentasse soltanto quelle che avevo scritto con spirito autentico, quelle cioè scritte durante le mie frequenti uscite scout, all'aperto di notte oppure la mattina presto all'alba, quando nessuno mi vedeva. era una gioia immensa vedere la natura potente affacciarsi alla mia anima e invadermi con il suo Spirito; non dimenticherò mai quei momenti, sebbene segnati da mille ingiustizie (avevo infatti davvero un pessimo carattere, e diventavo facilmente lo zimbello di qualcuno). il legame tra Natura e Uomo, ecco quello che mi affascina dello scoutismo e che ho sempre cercato di mostrare con tutto me stesso.
Ma basta tergiversare.

PENSIERI SOTTO LE STELLE

PROLOGO

COSA CANTERO'?

Cosa canterò io,
poeta d’amore,
in questo mondo senza amore?
I poeti gridarono a squarciagola
l’odio, l’indifferenza,
l’uomo che uccide l’uomo, la violenza,
i paesi distrutti dalla guerra,
i partigiani crocifissi ai pali,
l’uomo alle prese con i suoi mali,
il dolore, la sofferenza,
mentre io vorrei cantare la passione,
il fuoco che si accende
nell’unione di due cuori,
la nostalgia dell’amore perso,
ma come posso io
cantare l’amore
in questo mondo senza amore?

Questo "prologo", come pure la poesia di "epilogo" alla fine, è nato con un'idea malsana, quella di fare una "grande opera", quella di darmi un contegno da grande poeta, e quindi di dare un'intonazione solenne a questa raccolta. l'idea, nata per scherzo più che altro, diventò poi seria e infatti devo ammettere che non mi è riuscita così male: è un'antologia della poesia che conoscevo allora, da Montale
(l'indifferenza e il dolore) a Quasimodo (i partigiani crocifissi ai pali) a Leopardi (la sofferenza). è la poesia in cui condenso, senza nominare esplicitamente, il senso di tutte le mie poesie, o almeno della maggior parte di esse; mi dichiaro "poeta d'amore" anche se non so cosa sia nemmeno da lontano; una mezza cazzata.

Poi c'è una cosa sfiziosa, un ciclo di poesie, nato dalla simpatia che mi ispirò Parini con il suo poema Il Giorno. L'idea naturalmente degenerò presto, e mentre le prime sono quelle che ancora oggi reputo leggibili, le ultime sono sempre più artificiali e poco sincere.

IL GIORNO

ALBA

L’alba:
è indescrivibile
osservare come la natura,
come un immenso, grande essere
dalle molteplici voci,
si sveglia,
e gli uccellini escono dai nidi
per intonare
una meravigliosa sinfonia,
una grandiosa canzone d’amore
al Sole bambino,
e gli alberi, dopo il buio,
aprono le loro vesti leggere
che sembrano merletti
intessuti di seta verde,
quasi intonando,
con il fruscio delle loro fronde,
insieme agli uccellini,
quella meravigliosa
sinfonia d’amore.

MATTINO

Il lago
è come una tavola d’acqua piatta
che, nella prima luce del mattino,
ora si increspa, ora si infrange
sotto il lento scivolare
dei cigni bianchi e soffici
e mi inebrio
di sensazioni indefinibili
e i cigni, come meditando,
abbassano il capo candido, intimiditi,
ed io contemplo
la contrastante bellezza
del sole che nasce nell’acqua.

POMERIGGIO

Nel pomeriggio infuocato
Il bosco è impregnato
di una luce soffusa
che annulla e rende tutto piatto,
che mi acceca gli occhi
sicché mi sembra di essere immerso
in un mare d’oro liquido
e, avvolto nella misticità della mia anima
che si svela e si rinnova
nei suoi abissi più nascosti,
mi perdo nei misteri arcani
della pace che tanto desidero.

VESPRO

Solo
io cammino
per vaghe strade di sabbia
spazzate dal vento
e la mia ombra
non si confonde più
e, solitaria, s’estende
allungata, deformata.
E, arrivato dove termina il sentiero
mi siedo e osservo
l’immenso fascino del deserto
mentre laggiù si perde,
tra le dune,
il sole.

SERA

Il crepuscolo
ha spento il sole
e mille lucciole nel cielo
brillano d’argento,
e la quiete
cala nella mia mente
oscura e tormentata
che, stanca, si perde dolcemente
in mille ricordi confusi e annebbiati
e i miei occhi guardano, senza volere,
il tuo bel viso,
che appare così fatuo
nella luce della prima luna.

Quando arrivai a "Vespro" non avevo più voglia di continuare, ma nonostante questo completai il ciclo: fu così che nacquero "sera" e "notte", due cose assurde e completamente inventate. In questa immagino di addormentarmi con la mia ragazza (immaginaria) guardando alla luce della luna il suo volto. Meglio andare avanti.

NOTTE

È notte.
Guardo la luna che, silenziosa,
scivola nella notte rischiarando,
con una scia di luce, le rose rosse,
che come un fuoco
riscaldano il silenzio
di una notte senza stelle.
Ora i boccioli lentamente si aprono,
e infine un fiore sboccia,
no, due, dieci,
ne siamo coperti,
mentre la luna ci guarda e sorride.
E noi, in questo sogno
che sembra infinito,
ci stringiamo e ci intrecciamo,
travolti dalla passione.
Oh luna,
tu che spezzi il buio con la tua luce
fa che quella notte senza stelle
e la passione che ci univa
rimangano con me.

Come disse Dante, meglio andare oltre senza pensarci nemmeno.

Nessun commento:

Posta un commento