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giovedì 14 marzo 2013

Habemus ecclesia (infra pedibus)

Meno male che questo conclave è durato poco, ci siamo tolti dalle balle l'agonia di vedere Vespa che parla di fumate, quorum e cardinali della papuasia per chissà quanto tempo.
Francesco I avrà tante e tali responsabilità che manco mi metto a parlarne, non ci voglio passare la giornata (e nessuno leggerebbe un post così lungo).

Quello che mi interessa di più è la responsabilità che abbiamo noi Italiani nei confronti di questo ingombrante cugino che ci teniamo sul groppone. Parlo ovviamente del Vaticano e dell'istituzione-Chiesa.
Abbiamo visto sfilare davanti a Benedetto XVI tanti di quei Presidenti del Consiglio, Ministri, Presidenti di Camera, Senato, Onorevoli, e via dicendo fino agli assessori di quartiere, che non se ne può più. Perfino Monti ha provato a giocarsi la carta della genuflessioncella per guadagnare qualche voterello.

Casualmente mi metto a leggere qualche notizia e scopro che Alemanno era lì a gongolarsi. E mobbastaveramente però. Dai. Siamo arrivati al 2013. Abbiamo fatto la breccia di Porta Pia da quanto, cento-centovent'anni? Non sto neanche a fare il conto: è da un bel pezzo. Vogliamo metterci una pietra sopra? Vogliamo per piacere essere un po', appena un po', laici?

Laico. Oddio. Solo a dirlo, la gente comincia a schifarsi. Come se avessero toccato non esattamente una cosa sgradevole, ma comunque qualcosa della quale vorrebbero cancellare il contatto. Qualcosa come un pezzo di sushi: buono, ma quando l'hai toccato con le dita, poi vuoi subito lavartele.
Ci piace tanto andare in un ristorantino chic ogni tanto, dove te ne servono tre-quattro pezzi su un rustico piatto di bambù, lo intingiamo nella salsa di soia e ce ne beiamo per un paio d'ore: ne parliamo agli amici, lo twittiamo (Fantastico #sushi al #Sakurakurosaki con @amichettadelcuore e @amoremio), su facebook ci mettiamo le foto (quella in cui siamo faticosamente riusciti a tenerlo in equilibrio sulle bacchette, quella imbocchiamo il fidanzatino, eccetera), ma poi quando si tratta di farlo in casa propria, di mangiarne un pezzettino ogni giorno, pur sapendo che è cibo sano e ci fa bene, non ce la sentiamo proprio. Torniamo ai nostri fritti e unti paninozzi.

E torniamo a fare appelli ai credenti, interviste ai vescovi, inchini e baciamani ai pontefici. Ma chi volete prendere per fesso.

Alla prossima
Grillo Sognatore

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